S'impara in svariate circostanze, nella vita, che un'intuizione inusuale non è, in virtù della propria eccentricità, automaticamente geniale: vi sarà capitato quest'estate, quando avete testato il brodo di pesce al posto del Maraschino sulla vostra freschissima macedonia, che i vostri commensali non abbiano chiesto il bis. E vi sarete fatti automaticamente qualche domanda.

Domande che sembrano non essersi poste i Red Eleven, gruppo di cinque (già, non undici) ragazzoni finlandesi dalle facce incattivite da metallari, che nel secondo capitolo della loro discografia (intitolato, con notevoli sforzi di fantasia, "Round II") infarciscono un'impalcatura essenzialmente post-grunge di blast-beat, sporadici growl, tastiere adesso allegramente pop, adesso assurdamente stanziate su coordinate tipiche del power metal. E se alcuni pezzi come "Narrow Mind" alla fine dei conti riescono a farsi ascoltare, altri come "Second Round" -con le sue voci spinte incomprensibilmente in ultimissimo piano tra strati e strati di sintetismi- o l'inascoltabile singolo "Tomorrow's Path" si farebbero giustificare solo se fossero goliardiche testimonianze di colossali sbronze, prese qualche minuto prima delle sessioni di composizione o di mixing.

E' con "The Turning Point" (che tenendo fede al suo nome mette fine a una scoraggiante sequela di disastri) che i Red Eleven ritrovano l'attracco presso porti trafficatissimi ma sicuri: qualche buona intuizione melodica (tra cui la mestizia della conclusiva "Shine On Me"), un paio di assolini interessanti (su tutti quello di stampo heavy su "Hide & Seek"), vocals vicine ai più canonici dettami post-hardcore (pregevoli quelle su "Famous For Being Famous"). Nessun riscatto o miracolo, sia chiaro: soltanto qualche sussulto che, pur non invogliando a futuri ascolti, riesce a salvare "Round II" dal feroce e precoce stop dopo appena un quarto d'ora.