Within Temptation
Resist

2019, Spinefarm Records
Symphonic Metal

Il futuro è arrivato, la nuova strada è segnata, ed è una strada che stupisce. "Blood For Freedom", bentornati Within Temptation
Recensione di Fabio Polesinanti - Pubblicata in data: 04/02/19

Finalmente. Non si può cominciare che con questa parola e con questo sentimento, la recensione del nuovo album dei Within Temptation. Il nuovo lavoro ha messo davvero a dura prova la pazienza dei fan e degli appassionati a causa dei numerosi problemi ed imprevisti che hanno inciso notevolmente sulle tempistiche di uscita. Gli ultimi mesi del 2018 sono stati alquanto insoliti per la band. Dopo aver creato non poco interesse con una efficace campagna promozionale, ha lasciato poi tutti a bocca asciutta con silenzi e rinvii senza apparente giustificato motivo, sino a dare alla luce l'album nel 2019. Ed il titolo "Resist" poteva malignamente essere interpretato come un invito ai propri fan, rimasti per troppo tempo senza notizia alcuna. Scelta inoltre insolita quella di affrontare un tour presumibilmente a supporto di un album non ancora dato alle stampe, presentando nella set list ben 5 nuovi brani ad un pubblico, che , tralasciando i due singoli di lancio, ancora non li aveva conosciuti. Nonostante tutto però la scelta non si è rivelata poi così negativa, e questo per un semplice ed unico motivo: i pezzi si sono dimostrati davvero validi e hanno saputo conquistare fin da subito la maggior parte della numerosa fan base di Sharon e compagni. Sono passati praticamente cinque anni da "Hydra", che sotto certi punti di vista aveva diviso nettamente la critica, forse per l'eccessiva presenza di collaborazioni e duetti, forse per l'avvicinarsi sempre maggiormente a sonorità più radiofoniche e "commerciali", sempre ammesso che questo possa essere considerato come un difetto. E' un tempo lungo per una band sulla cresta dell'onda, ma forse un tempo che è stato sfruttato come meglio non si poteva. L'equilibrio tra proposta musicale originale e mainstream, tra il riproporre in salse diverse sempre lo stesso sound o evolvere il proprio stile, è sempre stato un confine labile, sottile e pericoloso. Una cosa è certa, il symphonic metal sontuoso degli esordi ha lasciato spazio ad un sound decisamente nuovo e diverso, e forse è anche giusto così. A partire da "The Heart Of Everything" la band ha intrapreso un percorso che l'ha portata ad un sound decisamente più moderno e attuale ma che ha lasciato quell'impronta ben tangibile, figlia del gothic acerbo ma di classe, da "Enter" sino al capolavoro del genere "Mother Earth", di una band che sa comporre con una grande qualità, e spesso trova quella amalgama perfetta tra sinfonia e ritornelli orecchiabili che conquistano. E forse Resist tocca uno dei punti più alti di questo processo di crescita e di sviluppo , imparando dagli eventuali errori di Hydra e sviluppando ulteriormente ciò di ottimo che si era sentito nei precedenti lavori del nuovo corso (The Unforgiving su tutti)


Nel nuovo album sono ancora presenti i duetti, ma si percepisce in maniera chiara che sono nient'altro che accompagnamenti e che nelle canzoni è la band olandese la vera protagonista. Due in particolar modo, sono comunque collaborazioni con figure di spicco del rock e del metal. Sharon canta in "The Reckoning" con Jaboby Shaddix dei Papa Roach per una canzone moderna ed accattivante dove le due voci si amalgamano alla perfezione. Un singolo ottimamente riuscito che è degno biglietto da visita per "Resist" e probabilmente destinato a diventare uno dei classici della band come lo fu "What Have You Done". L'altro duetto nonché altro singolo, vede la presenza di Aders Fridén degli In Flames, che partecipa a dir la verità in maniera molto marginale nei ritornello in "Raise Your Banner", dove l'epicità e il tiro sono quasi travolgenti, perfetto connubio tra passato e futuro, per un pezzo che cresce a dismisura ogni volta che lo si sente. Ed impossibile trattenere i brividi quando Sharon in chiusura del pezzo, con la sua voce angelica grida :"Our tears keep falling,they're setting fire to the flame,Blood for Freedom" Altro pezzo spettacolare è "Endless War" che fonde alla perfezione cori epici, potenza e tonalità oscure.
"Supernova" è trascinante, costruita con cadenze molto elettroniche,presenta ritmi più leggeri, se vogliamo quasi ruffiani, quanto basta, ma la rende comunque una canzone perfettamente in sintonia con la molte sfaccettature dell'intera relase. Anche "Holy Ground" gioca molto con l'elettronica e alterna alla perfezione strofe dolci e delicate con un chorus nel ritornello davvero avvincente. Un album perciò che ha diverse facce, e non può mancare quella più dolce delle ballad. Mentre "Firelight",dove troviamo anche il terzo duetto con Jasper Steverlinck, è quasi un pezzo "a sé" per come suona, ricordando molto da vicino il lavoro solista di Sharon per le atmosfere e le sensazioni che trasmette in uno stile pop-ambient, diversissima risulta "Mercy Mirror", forse una delle canzoni più belle del disco. Dolce e fresca allo stesso tempo, sembra una sorta di ballata 2.0 dove Sharon lascia solo brividi al passaggio della sua voce, sulle strofe e nel ritornello. Anche nella bellissima "In Vain" la voce della Den Adel è assoluta protagonista, delicata nella parte iniziale, sino a scoppiare di energica passione nello sviluppo della traccia. "Mad World" è anch'essa perfetto manifesto dei Within moderni e trascinanti,e, come un proiettile, con il suo ritmo arriva dritto all'ascoltatore. Si chiude con "Trophy Hunter", forse la più metal delle canzoni dell'album, dove le chitarre la fanno da padrona e giocano con la dolcezza della voce nel ritornello per l'ennesimo pezzo davvero ben riuscito.

Con Resist i Within segnano e demarcano con decisione quella che è la loro strada attuale, che li ha portati ad essere ad oggi uno dei maggiori esponenti del female-metal sotto il profilo sia della qualità che del seguito. Le posizioni da headliner in svariati festival europei per l'estate 2019, fino a poco tempo fà certamente quasi impossibili da prevedere, confermano quanto la band sia cresciuta e maturata, ottenendo sempre più consensi tra il pubblico. Probabilmente sono tra i gruppi che hanno saputo meglio interpretare il concetto di cambiamento ed evoluzione dello stile. Molte band infatti hanno zoppicato non poco su questo (gli In Flames ne sono sicuramente un esempio) , mentre gli olandesi, forti dell'esperienza hanno saputo trovare quell'equilibrio che porta da un lato a sfiorare il mainstream, divenendo sempre più seguiti, senza però rinnegare se stessi e le proprie origini. Con Resist sono riusciti in questo difficile compito, elevando il loro sound, inserendo parti elettroniche e più moderne ma tenendo ben strette le proprie origini, come un cordone ombelicale dal quale giustamente non ci si vuole separare. E ciò che ne esce è un album davvero bello, intenso e maturo,ottimamente prodotto nei suoni, che non mancherà di marcare in maniera indelebile la loro carriera.





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