Evidentemente, però, il mastermind Lucas Mann, poco soddisfatto della relativa regolarizzazione allestita nel full-length precedente, desiderava condurre la sua creatura aliena su territori semi-rivoluzionari: nasce così un LP che, nonostante conservi integra l'abituale matrice technical deathcore, vede la componente prog/melodica crescere a dismisura.
La commistione funziona in "Bloated And Stiff" e "Tormented Consciousness", brani in cui le perizia strumentale del terzetto non asfissia un impianto generale stabile e sensato; e pezzi farneticanti e massicci come "Pustules", "Divine Authority", "Genetic Inheritance", pur vicini all'eccentrico (e discutibile) stile del gruppo, contengono comunque un pizzico di normalità che li rende dei piacevoli divertissement fantascientifici. Ma altrove ("Hypodermis Glitch", "Mental Prolapse", "Face Of The Wormhole") ritorna a fare capolino quel songwriting confusionario e forzatamente sperimentale tallone d'Achille di una formazione forse ancora alla ricerca di un definitivo punto d'equilibrio.
Non basta infilare con nonchalance trilioni di note al secondo per realizzare un disco notevole: i Rings Of Saturn dimostrano di avere stoffa, ironia e, a tratti, anche una certa padronanza di scrittura. Il problema resta sempre capire quanto l'anarchia compositiva dei ragazzi della Bay Area appaia una scelta consapevole o un limite invalicabile. I dubbi proseguono.