Si vocifera che i Rise Against del 2017 non siano cambiati dai Rise Against del 2006. E quella fu un'annata niente male. Uscì per Geffen The Sufferer & the Witness, trainato dal singolo Prayer of the Refugee, nell'anno centrale della presidenza di George W. Bush. Si gettavano le basi per Appeal to Reason, sempre per Geffen, album della discordia per molti fan della band, basato totalmente sulla discordia della guerra e delle azioni politiche dettate da e per essa. Poi il passaggio a Interscope, Endgame, The Black Market, il 2014, e l'arrivo in Virgin/Universal per Wolves.
Quanto si può cambiare in dieci anni? Quanto si dovrebbe cambiare, in dieci anni?
"Do you feel the pressure building,
The anger spilling out now,
Meanwhile the cracks have formed on,
The masks we've worn up 'til now".
Il cambiamento è necessario, ma a volte anche un passo indietro può rivelarsi una decisione saggia. Sia a livello concettuale e propositivo, sia a livello di suono e rime, Wolves è il downgrade di The Black Market. Un passo indietro motivato da una infelicità di base, personale, professionale e globale, in un album in cui i passaggi chiave non sono negativi solo quando sono interrogativi. Si va avanti infatti a provocazioni e cruda realtà - che positiva non può essere, per necessità - in modo a tratti diretto, a tratti gentile, come una ferita che fa male dopo qualche secondo. È solo con "Far From Perfect" che i Rise Against, seppur di prepotenza, strizzano l'occhio al mondo in quale gli si vorrebbe inseriti, facendo per un attimo finta che vada tutto bene, percorrendo una via protetta da muri di odio.
How Many Walls? L'elezione di Trump è miele per l'invettiva di Tim McIlrath, la voce della coscienza, il grillo parlante del Rock contemporaneo. I suoi Wolves sono in realtà amici che combattono tutto ciò che ritiene sbagliato. In armonia con la natura, il frontman di un gruppo che cambia mantenendo una forte unità, di natura si arma (ancora) e punta alla mente di ognuno di noi, parlando a viso aperto di come sono andate le cose, di quanto l'uomo sia essere debole e volubile, di perché sia giusto continuare a credere che sia possibile rimediare agli aspetti più egoistici del nostro vagare e condividere insieme quadranti di un mondo in difficoltà.