Un po' come due tifoserie avversarie in un derby, l'opinione si è spaccata a metà tra chi grida al miracolo e chi bolla il tutto come un'inutile operazione nostalgia. Diatriba che, onestamente, lascia il tempo che trova, sopratutto vista la prolificità di alcuni artisti che hanno provato in modo concreto a dare un senso all'ondata revival degli ultimi anni. Se da una parte ci sono i Black Keys con il loro gusto pop e Jack White nelle vesti di curioso sperimentatore, i Rival Sons sono a tutti gli effetti i custodi dell'anima più selvaggia di quel rock di matrice anni Settanta.
Partiti anche loro da alcune influenze ben definite, i californiani sono riusciti a crearsi un sound distintivo dove la chitarra gonfia di fuzz di Scott Holiday e l'incredibile voce di Jay Buchanan fanno la differenza. A dieci anni esatti dall'autoproduzione "Before The Fire", ecco il nuovo arrivato "Feral Roots" che segna il debutto del quartetto sotto la storica Atlantic Records. Un passaggio quasi obbligato vista l'enorme esposizione mediatica ottenuta dal tour di addio dei Black Sabbath, ma anche un riconoscimento alle indiscusse qualità di scrittura degli americani.
Registrato tra RCA Studio A di Nashville e il Muscle Shoals Sound Studio di Sheffield insieme allo storico collaboratore Dave Cobb, il sesto album dei Rival Sons è esattamente quella prova di maturità che ci si aspetta da una band così: energico, viscerale, accattivante nelle melodie e - banale dirlo - suonato magistralmente. Se le anticipazioni pubblicate a partire dalla scorsa estate, vedi le varie "Do Your Worst" o "Back In The Woods", avevano dato buone sensazioni a riguardo, "Feral Roots" stupisce sopratutto per essere un disco variegato che spazia a piacimento dal rock al blues passando per il soul. Dentro ci sono i classici riff a cui il gruppo ci ha abituato fin dagli esordi ("Sugar On The Bone"), questa volta ancora più d'impatto grazie ad una batteria in primo piano, ipnotiche ballate acustiche (la titletrack) e addirittura preghiere gospel come la sorprendente "Shooting Stars" a chiusura del cerchio. A dire il vero c'è spazio anche per piccole sperimentazioni come nel caso di un'inusuale drum machine su "End of Forever", tra i pezzi più riusciti in assoluto al pari di "Stood By Me", un blues moderno che si riallaccia al nuovo corso tracciato da artisti quali Gary Clark Jr tanto per fare un esempio.
Con tutti questi buoni presupposti il 2019 potrebbe rivelarsi un anno davvero importante per i Rival Sons, proiettati a ritagliarsi un ruolo da protagonisti assoluti in ambito rock. Ci perdonino allora i fratelli Kiszka se per il momento ci sentiamo già in ottime mani.