Ma è la voce di Margot, forse, a catturare la maggior parte delle attenzioni, specie durante i primi ascolti. Si va ad incastrare perfettamente negli spazi, si insinua in ogni pertugio e non stanca mai, sin dalla prima traccia (la Title Track "UOAAOO"), dove l'ancestralità dell'urlo, pur nel suo caos, trova comunque una perfetta dimensione catartica e distesa. Ed è un qualcosa che, scomodando paragoni eccellenti, somiglia in parte a quanto riusciva a fare Antonella Ruggiero qualche anno fa' con i Matia Bazar.
Ma il paragone finisce qui, perché il disco, pur risentendo di non poche influenze musicali, (su tutte quelle dell'experimental-Pop-rock britannico dei '90 o dei Sigur Ròs, per citarne solo alcune), è un prodotto autentico, specie nella scena italiana.
Ascolto dopo ascolto, l'album si mostra nella sua totalità, identificandosi come un lavoro difficile da "incasellare" in un genere solo, tra l'elegante proto-New Wave di "Non Altrove", quello più ostentato e meno convincente di "Non Appartengo", e lo sperimentalismo Pop-Ambient di "Come Dimenticare" e "Giorni Sani" tracce che mostrano il lato più delicato dell'opera (forse quello che ci piace di più n.d.r.), ed alle quali tastiere, synth o xilofono, riescono a seconda dell'occasione a incrementare o smorzare il sorprendente ed onirico"Dormiveglia musicale" che caratterizza buona parte del disco, arricchendolo di sfumature che richiedono più di un ascolto per essere pienamente apprezzate. Colpiscono anche i testi: particolare menzione per "Una vacanza dalla mia testa", ma soprattutto per "Tutti fioriscono in primavera", forse il brano più intimo e prezioso dell'intero lavoro. "Alice ti Amo" invece si sbilancia senza timore, trascinato dal basso distorto, verso scenari più Rock, mentre le ultime due tracce girano un po' su se stesse, (in particolare l'auto-contemplativa "Mrs Nowhere"), ma sorprendono nei rispettivi finali, con "La mia Cura" che regala un più che discreto compromesso tra l'anima elettronica e la già citata anima Rock del gruppo.
"UOAAOO" si dimostra assai ben realizzato: la sua cura del particolare e l'ineccepibile ricercatezza dei suoi suoni regalano momenti di coinvolgente piacere (ne consigliamo vivamente un ascolto in notturna n.d.r.).Vi sono anche parentesi non proprio brillanti, che comunque non levano più di tanto al lavoro nella sua interezza, ma che potrebbero non convincere totalmente gli scettici.
E' senza'altro un disco complesso, che a tratti merita anche una certa pazienza nell'ascolto, (questo è più un pregio che non un difetto), ed al cui interno coesistono diverse necessità, oltre che diversi approcci e generi musicali. Sta all'ascoltatore farli propri.
Ci fa comunque un immenso piacere che, dopo essere rimasti in silenzio per un po', i Rumore Rosa abbiano trovato le giuste motivazioni per tornare in studio, riuscendo a raggiungere un risultato come questo.