"Savages" è la copia traslata di un altro album, "Light It Up" dei Rev Theory, del 2008. La disarmante somiglianza è il sintomo di un genere che, da almeno un lustro, non ha più bisogno di questo tipo di uscite.
Nei precedenti due appuntamenti sulle nostre pagine i Theory Of A Deadman non sono mai riusciti a stuzzicare, a motivare, o semplicemente a guadagnare una posizione definitivamente elevata all'interno del roster della propria Roadrunner Records. Ci provano ora con "Savages", un album che vanta anche la collaborazione di sir. Alice Cooper, ma che si dissocia inevitabilmente da quelle sonorità, migrando progressivamente verso un indefinito limbo di potenti, seppur semplici, cumuli armonici.
Da sempre ritenuti come la spalla dei gruppi con cui hanno più volte condiviso i palchi, Black Stone Cherry, Alter Bridge, Airbourne su tutti, i Theory Of A Deadman decidono di caricare l'enfasi sulla lentezza e la dicotomia tra essenziale Metal melodico e bianche voci soffuse. Tyler Connolly comunica attraverso un filtro poco chiaro, un effetto metallico che non demorde fino al grande stacco che separa la prima metà (dura) dai brani conclusivi introdotti dalla ballata al pianoforte, "The One", e qui l'effetto vocale sparisce: spazio all'essenziale e alla chiave dell'intero album, la scoperta della melodia facile, istantanea. Alternative Metal in sordina: sembra essere questa la proposta di un disco atteso, ma su altre basi, più violente.
"Savages", ben calibrato, è un discreto album che soffre di una presentazione troppo carica ed enfatica, rivelandosi invece oggettivamente versatile e, attraverso brani scollegati ed interscambiabili, duttile, nonostante contrapposizioni difficilmente accettabili - una su tutti "Panic Room"-"The One". La formazione canadese, impegnata in un nuovo tour mondiale, attraverso tale oggettività, non si sbilancia: probabilmente, per una questione di credibilità e di concettuale crescita artistica, avrebbe dovuto.