[Kaamos: fenomeno naturale della Finlandia settentrionale per il quale il sole non raggiunge la linea dell'orizzonte e il buio totale permane a lungo]
Non c'è afa che i Sentenced non riescano ad abradere. Il quinto chiodo di ghiaccio, forgiato dai gregari di Vesa Ranta, si conficca secco nella funerea cassa di risonanza interrata a fianco delle speranze nutrite invano in assenza di luce.
La scevra ma intensa parata di "Frozen" prende il via con l'ottimo assaggio strumentale di “Kaamos” in ancora inconcepito parallelismo con l'equivalente porzione della sensazionale “End Of The Road” del più recente “The Funeral Album”. L'intero lavoro, a cui l'inconfondibile crudezza di Ville Lahaiala dette voce nel '98, risulta una via di mezzo tra una prova generale dell'inarrivabile “The Cold White Light” e un'antesignana visione del più lustro, e laccato, coperchio a congedo della band finnica.
Una spartana e fluida esegesi d'ibernazione interiore che, in nemmeno un'ora, realizza vivace alternativa agli amanti di un genere che, troppo spesso, è scaduto in deprimente e lamentosa malinconia. Come varrà per “Excuse Me While I Kill Myself”, la centrale “Suicider” è talmente ficcante da riuscire (quasi) a farsi perdonare liriche ben oltre il discrimine del truce.
Chiave di volta dell'elettrico sepolcro sonoro eretto dai finnici a eterno monito di privata, e altrimenti incomunicabile, agonia, “The Rain Comes Falling Down” ritrae splendidamente i solchi scavati in cronica erosione da un dolore fisico e mentale a cui però, seppur dal fondo dell'abisso, si reagisce ruggendo, proprio come nella viscerale dualità dell'imperdibile, e orientaleggiante, "Burn". E mentre il pozzo si colma, una tetra stagione dopo l'altra, come dimenticare il ronzante romanticismo della più radiofonica “Drown Together” e l'elegante prestazione solistica della conclusiva "Mourn".
“Here all the pain has died
and the only ones are you and me”