Sentenced
The Funeral Album

2005, Century Media
Gothic

Recensione di Costanza Colombo - Pubblicata in data: 28/06/15

"All the battles, all the dirts and the victories we tasted
All the tension, all the misery and all the bless
All the passions, all the hurt and all the love we wasted
All the purgatories, all for this...
There's nothing else."

 

Questa l'epigrafe, autografa, di una delle band più influenti e autentiche del metal finnico. Nati sotto la cupa stella di un melodic death metal, destinato a venir diluito già nel riverito Amok ed vieppiù edulcorato dal carattere gothic delle ultime produzioni, nel 2005, dopo 8 album in 16 anni, i Sentenced scelsero dunque di farla finita.

 

The Funeral Album altro non è che un testamento in 13 tracce i cui titoli non fanno certo mistero delle tematiche trattate. Niente di nuovo sotto la (breve) luce del sole nordico, soprattutto per gli affezionati di quel disperante "The axe, the bottle and the rope.." in apertura a "No One There" o del trivialissimo, ma senza dubbio immaginifico, inizio di "The Luxury Of The Grave".


Seppur debole successore del più robusto e ispirato The Cold White Light, sia la strigliata di accordi in intro a "May Today Become The Day" che la strafottente blasfemia di "Ever-Frost" realizzano un approccio che è tutto fuorché arrendevole.


Dopo l'altalenante rassegnazione di "We are But Falling Leaves" segue "Her Last 5 Minutes" che, nonostante l'ovvietà iniziale, da 3:17 in poi viene abbandonata a sé stessa offrendo una delle prime (e apprezzabili) parentesi mute del disco. Il giro di boa è quindi la strumentale "Where Waters Fall Frozen" ovvero un rigurgito degno delle origini atto a convincere i fan, duri e puri, a non darsi per vinti e proseguire l'ascolto.


Sorvolando sull'armonica di "Despair-ridden Hearts", ma non sul trascinate ruggito di Ville Laihiala a 1:39, è poi il turno dei crani sfondati nel vivace massacro di "Vengeance Is Mine", prima apparizione del coro di innocenti che la farà da padrone in "End of The Road".


È con "A Long Way To Nowhere" che si affronta il nocciolo della questione: 3:27 minuti di amarezza ed esasperazione riassunti nella rabbiosa e ruvida energia tipica della band scandinava, la stessa che esplode a 2:00 per poi venir ribadita a 2:27.

 

Più che la smorzata parodia di sé stessi, che trapela nelle tracce successive, si consiglia di vuotarsi le tasche, lasciare un biglietto, liberarsi da qualsiasi preconcetto e lasciarsi trascinare, da "End Of The Road", nella più viva delle corse senza scampo. E poi fermarsi senza fiato. Soli nel deserto verde e blu di una Finlandia che, da sempre, dà e toglie vita e ispirazione ai suoi migliori figli.

 

In fin dei conti, se c'era una band in grado di comporsi una marcia funebre, (quasi) all'altezza delle aspettative, non poteva che essere questa.


Dedicata alla memoria di Miika Tenkula, compositore, chitarrista e membro fondatore, scomparso nel 2009, per una malformazione cardiaca congenita, a soli 34 anni.





1. May Today Become The Day
2. Ever-Frost
3. We Are But Falling Leaves
4. Her Last 5 Minutes
5. Where Waters Fall Frozen
6. Despair-Ridden Hearts
7. Vengeance Is Mine
8. A Long Way To Nowhere
9. Consider Us Dead
10. Lower The Flags
11. Drain Me
12. Karu
13. End Of The Road

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool