Avrete certo un'idea di quanto l'arte si sia spesa e spesso affannata nel cercare sempre qualcosa di nuovo da proporre, specie nel secolo scorso. Bene, dimentichiamoci tutto: "fa molto più ganzo una musica che si ponga il preciso obiettivo di copiare con perizia filologica qualcosa di già sentito!". Non so se gli Shannon AndT he Clams si siano detti davvero questa frase, ma a giudicare dal loro ultimo disco il concetto resta proprio quello: fare il contrario di quello che ci si aspetta dal gruppo odierno medio. Una scelta che in certi ambienti paga eccome, con sforzi relativamente bassi.
Ed ecco che "Dreams In The Rat House" cerca di suonare non solo già sentito, ma perfino indistinguibile dal surf pop dei primi sixties (ma nel sound si trova anche il primo psych, del freakbeat, del Buddy Holly). Di revival se ne sentono tanti, però. Allora cosa farà la differenza? Sarà la cura certosina dei suoni, degli effetti, delle voci, dello stile affinchè tutto diventi virtualmente ascrivibile a un gruppo doo wop del 1960, e i Nostri sono bravissimi (solo) in questo. Se la destinazione di questa ideale macchina del tempo può rappresentare nell'immediato uno sbandamento coinvolgente,una volta passata quella fase iniziale verrà pure da chiedersi perchè questa band non si sia messa a suonare cover di quel periodo, visto che le loro composizioni originali non possono competere con le canzoni autentiche da cui fanno copiaincolla stilistico. Infatti se oggi ascoltare questo mondo perduto ha senso, lo ha nella misura in cui questo genere suscita in noi una piacevole nostalgia; inevitabilmente questo effetto diminuisce con delle canzoni composte nel 2013. Ma volendo anche prescindere da questo appunto emozionale resta da dire che l'album non Possiede certo momenti di grazia, ma solo un continuo sciacquettare che avrebbe comunicato poco anche 50 anni fa. Fa eccezione giusto lo spumoso singolo "Ozma", un 45 giri da consumare nel jukebox del vostro lido balneare, tra una "Guarda come dondolo" e l'altra.
La proposta di Shannon And The Clams rientra, senza in questo eccellere, più nel novero delle stramberie per neoalternativi, che in quello della musica destinata a futura memoria.