As I Lay Dying
Shaped By Fire

2019, Nuclear Blast
Metalcore

Gli As I Lay Dying hanno intenzione di riprendersi lo scettro del metalcore ad ogni costo.
Recensione di Simone Maurovich - Pubblicata in data: 08/10/19

Gli As I Lay Dying sono tornati a far vibrare le corde del metalcore e a far tremare i polsi con il loro nuovo album "Shaped By Fire". A distanza di sette lunghi anni in cui le vicissitudini del gruppo (in primis quella legale del leader Tim Lambesis) hanno minato le fondamenta della band e rischiato di far uscire dal giro quelli che da molti sono stati definiti come i "re del metalcore" (addirittura una spanna superiore ai Killswitch Engage), il gruppo di San Diego nato nel 2001 è tornato con un concentrato di potenza esplosiva che, in qualche caso però, si trasforma in ripetitività.

 

"Non è l'attesa del piacere essa stessa il piacere?" disse il poeta Gotthold Ephraim Lessing.

 

In tutto questo tempo gli As I Lay Dying avranno sicuramente pensato a come poter far riesplodere la rabbia covata in questo periodo di forzata assenza e rinverdire i fasti della loro carriera interrottasi per vicende esterne, senza venir meno a quello che è il loro credo, il loro motto, la loro scintilla capace di trasformarli in schegge impazzite. "Shaped By Fire" risponde ad alcune di queste richieste e viene incontro solo in parte ai desideri del fan medio. Sì, perché se da una parte c'è la costante di una sezione ritmica, tenuta a livelli altissimi da Jordan Mancino, a cui si accompagnano i virtuosismi alla chitarra di Nick Hipa, il tutto contornato dalla voce death del già citato Labesis, dall'altra la voglia di stupire e di alzare l'asticella produce l'effetto contrario, tendendo a ripetersi in quasi tutte le tracce del disco senza soluzione di continuità.

 

Volendo spaccare il capello in quattro possiamo dire che il difetto del lavoro degli As I Lay Dying è proprio questo: la mancanza di un'alternanza. Scendendo nel dettaglio l'inizio è da quelli con il cuore in gola, come una sorta di avviso: "Burn To Emerge" dura solamente 52 secondi ma è un'apripista perfetto per "Blinded" che esplode in un fragoroso assolo di batteria e chitarra, chiuso dall'arrivo della voce di Tim Labesis. Da qui il disco si dipana su una linea retta (non per le sonorità ma per la già citata ripetitività), dove si alternano le melodie vocali più graffianti di Labesis a quelle più morbide del bassista e seconda voce Josh Gilbert. Anche qui, sempre a voler trovare un difetto, la sovrapposizione vocale è qualcosa di ridondante nella totalità del lavoro in studio.

 

In conclusione "Shaped By Fire" segna il ritorno sulle scene degli As I Lay Dying. I fan più accaniti troveranno pane per i loro denti e soprattutto potranno sicuramente tirare un sospiro di sollievo; i cattivi ragazzi californiani sono tornati e hanno intenzione di riprendersi lo scettro del metalcore ad ogni costo.





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