Shearwater
Jet Plane And Oxbow

2016, Sub Pop
Pop Rock

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 31/01/16

Un significativo tatto è senz'altro un requisito per imbastire canzoni di protesta che rimangano assolutamente easy-listening: lo fa, inaspettatamente, Johnatan Meiburgh per il nuovo capitolo del suo progetto Shearwater, che abbraccia l'alba del 2016 abbandonando le infatuazioni paniche di "Animal Joy" e le peregrinazioni mistiche di "The Golden Archipelago", bombardando un concreto pop-rock con feroce critica sociale.

Meiburgh, texano e senz'altro circondato da compatrioti abituati al possesso e all'uso delle armi, trova occasione per prendersi una rivalsa contro stereotipati "Quiet Americans", contro la loro superba ignoranza di ciò che realmente accade nel globo ("Piss on the world below, like a dog that knows his name"). O, ancor peggio, trova posto per scettiche liriche che demistificano il cristianesimo e Gerusalemme, descritta come "a dirty old town that some killing made holy". Ed è una gran sorpresa affrontare testi alla mano il flow dell'album, che va dipanandosi tra raffinate interpretazioni dell'attuale indie-rock che includono con naturalezza elettronica, vibrazioni ottantiane (principalmente per la voce, sempre calda e carezzevole, che non si distacca parecchio dagli approcci dei Tears For Fears o dei Talk Talk), rallentamenti al piano da struggente colonna sonora (la dolce "Wildlife In America"). E ovviamente l'immancabile metallofono, strumento con cui la band ha da sempre avuto a che fare, che ha il compito di introdurre lo stadium rock alternativo dell'opener "Prime".

Svestendo la sua musica di atmosferiche sovrastrutture, Jonathan Meiburgh riesce dunque a creare per i suoi Shearwater un godibilissimo e concreto, sia pur stereotipato in alcune delle sue soluzioni, dischetto di rock moderno, ma che riesce ad abbracciare con gusto e consapevolezza le ultime due decadi del genere. "Jet Plane And Oxbow" non ha la ruffianeria del pop da classifica ma neanche la sotterranea arroganza dell'indie intellettualoide: forse proprio per questo gli Shearwater non riusciranno mai a polarizzare le opinioni della gente -facendo gridare all'orrore o al miracolo- ma anche in quest'occasione riescono senz'altro a soddisfare nel breve termine le esigenze di tante frange di ascoltatori. E va bene anche così.




01. Prime
02. Quiet Americans
03. A Long Time Away
04. Backchannels
05. Filaments
06. Pale Kings
07. Only Child
08. Glass Bones
09. Wildlife In America
10. Radio Silence
11. Stray Light At Cloud Hills

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