Non basta quel gusto retrò di pop cantautorale anni ‘70, il canto in bilico tra Lucio Battisti ed Ivan Graziani ed una produzione tutto sommato buona a far un buon disco. O forse si.
Sin. Solo & The Superstars gioca a camminare sul sottilissimo filo tra ironia e baratro di autocompiacimento, ed è proprio qui che troviamo il punto di forza e la maggior debolezza di “Sexsation”, tra bei momenti come “Vanità” e richiami a Lou Reed, Velvet Underground e Patty Pravo in “Quasi Abbastanza”, tra l’atmosfera suadente che diventa noia di “Del Tutto Naturale” e “Vegetali Freschi” che omaggia i punti di riferimento, il tutto mentre “Switch” scorre piacevole ma senza lasciar traccia del testo.
“Sexsation” avrà la sua fetta di appassionati (leggasi nicchia) a cui rivolgersi, anche grazie al colpo di coda finale di “Noi Non Abbiamo Sogni” che si rivela essere il brano migliore del lotto. Buono per accompagnarvi in qualche pomeriggio soleggiato, all’ombra di qualche albero con in mano un bicchiere di chinotto con ghiaccio; non è, tuttavia, un disco imprescindibile.
Sin. Solo & The Superstars gioca a camminare sul sottilissimo filo tra ironia e baratro di autocompiacimento, ed è proprio qui che troviamo il punto di forza e la maggior debolezza di “Sexsation”, tra bei momenti come “Vanità” e richiami a Lou Reed, Velvet Underground e Patty Pravo in “Quasi Abbastanza”, tra l’atmosfera suadente che diventa noia di “Del Tutto Naturale” e “Vegetali Freschi” che omaggia i punti di riferimento, il tutto mentre “Switch” scorre piacevole ma senza lasciar traccia del testo.
“Sexsation” avrà la sua fetta di appassionati (leggasi nicchia) a cui rivolgersi, anche grazie al colpo di coda finale di “Noi Non Abbiamo Sogni” che si rivela essere il brano migliore del lotto. Buono per accompagnarvi in qualche pomeriggio soleggiato, all’ombra di qualche albero con in mano un bicchiere di chinotto con ghiaccio; non è, tuttavia, un disco imprescindibile.