Dalla pacifica terra svedese – anche se non c’è pace nei loro testi – giunge in redazione un disco che più volentieri si lascerebbe poggiare sui legnosi tavoli dei pub irlandesi, delle feste nordiche. Il legno è lo stesso con cui si costruiscono barili di racconti, le travi leggere di scialuppe che traghettano leggende. Hanno condiviso palchi, serate e chissà cosa con Thin Lizzy, Fiddler´s Green, The Real McKenzies, Talco, H.E.A.T. e Misfits. Hanno proiettato, requisito, rinchiuso in digitale millenni di rancore per far capire come noi esseri umani, in fondo, siamo spaventati, di secolo in secolo, dalle stesse inspiegabili entità. Sir Leg, musica sulle persone, per le persone, in una dimensione bardesca che eleva molto più di quanto l’apparenza potrebbe lasciar immaginare.
Brendan ha lasciato Dublino per la Svezia ma non ha dimenticato una tradizione metrica, una cultura che si studia ancora oggi, una capacità quasi fiabesca di raccontare e coinvolgere nella stessa misura in cui si è spinti a viaggiare. "Modern Day Disgrace" è il quarto lavoro della formazione nordica ed è una sorta di manuale di riproposizione ai giorni nostri di piccoli demoni del quotidiano, un tour di fiordo in baia che racchiude esperienze e qualche bugia, quelle che ci raccontiamo, di secolo in secolo, per andare avanti, fino al prossimo attracco.