Sizarr
Nurture

2015, Four Music
Indie Pop

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 27/02/15

Un romanticismo sincero quanto acerbo, adesso dolcissimo, adesso velato di giovanile asprezza e arroganza. Un'indole vocale cibatasi con ingordigia degli insegnamenti degli anni '90, attingendo a mani basse al germanico Krautrok e al britannico post-punk, che si diffonde su fruibilissime -ma a uno sguardo più attento per nulla semplicistiche- costruzioni musicali elettro-indie.

Tre anni separano questo nuovo "Nurture" da quella che dei Sizarr fu l'opera prima; un periodo di tempo in cui il terzetto di Landau, pur mantenendo intonsa la sua verve malinconica e underground, pare essere riuscito a dare finalmente una forma compiuta al proprio sound, inglobando in esso una nuova serie di suggestioni e limando le asperità che affioravano nell'ancora acerbo "Psycho Boy Happy". Sparisce lo spudorato citazionismo al buon Woodkid ("Boarding Time", pur godibilissima, era pressoché da denuncia) per lasciar posto ad un revival ottantiano che fa ripensare ai Tears For Fears o a Chris Isaac (emblematici gli anacronismi tastieristici della convincente accoppiata "Slightly" - "Slender Gender"); viene in aiuto alle basi sintetiche la rassicurante presenza di spessissime linee di basso, che fanno da quasi unico accompagnamento (prima d'una inattesa roboante coda affidata a tastiere e chitarre) al cantato pieno di rimpianti della stupenda ballata "I May Have Lied To You", ma anche da solido contraltare ai ticchettii e agli striduli synth dal gusto vagamente orientale di "Baggage Man".

Singoli dall'innegabile impatto e dal grandissimo valore melodico quali "Scooter Accident" -basi vagamente psichedeliche su ritornelli pop di gran qualità, intensissimo finale puramente elettronico- o "Untitled" -ballatona vocale con solo sottofondo di piano e pioggia- impreziosiscono ancora di più un album piacevolissimo e dall'indiscutibile fascino. E se qualche ingenuità -specialmente per quanto riguarda il comparto dei testi- continua ad affiorare, si ricordi che sulle carte d'identità dei tre compaiono, alla voce anno di nascita, 1991, 1991 e 1993: il futuro, a meno di assurde uscite di strada, appare più che radioso.





Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool