Da alcuni lustri stiamo assistendo al ritorno in pompa magna di una particolare tipologia di musica elettronica in auge negli anni Ottanta: basti pensare al successo di artisti quali Carpenter Brut, Kavisnky o Perturbator per rendersi conto che il fenomeno a nome synthwave non rappresenta unicamente un semplice revival dal respiro corto. In quest'ottica si inseriscono anche i GosT, solo project del misterioso Baalberith: l'entrata nel roster di Century Media costituisce l'occasione giusta per l'uscita dell'EP "Skull 2019", ristampa in vinile del primo lavoro della one man band nordamericana che annovera, in aggiunta al lotto originale, due pezzi inediti. Tra atmosfere che rimandano all'immaginario cinematografico di John Carpenter, echi dell'era post punk e una smaccata attitudine al dancefloor, il mini testimonia come, rispetto alla facies occulta dei lavori successivi, il nostro si concentri maggiormente, benché non in maniera esclusiva, su un utilizzo cromato e psichedelico dei sintetizzatori.
Se l'ultimo album "Possessor" (2018), anche dal punto di vista iconografico, flirtava con il classico immaginario black/doom fatto di teschi e croci rovesciate, malgrado le commistioni a livello di songwriting con tali generi apparivano più suggerite che messe in atto davvero, l'esordio veicola sensazioni di diversa natura. Gli stretti legami con la scena house di "Chasm" e "Cursed", il fantasma dei Daft Punk in "They", il glitch bipolare di "Oddened", le ossessioni cyber della title track, le venature horror di "Manic": pezzi piacevoli all'ascolto, ballabili, ma che, oltre a restituire un performer ancora incerto, in quel periodo, sulla strada da prendere in futuro, ne certificano l'eccessiva retromania. Il colpo di coda, non a caso, arriva nel finale grazie alle piste nuove di zecca: i profumi dark dell'evanescente "She Lives In Redlight" e la techno sporca di "The Call Of The Faithful" evocano ologrammi e fantascienza apocalittica senza troppo calcare la mano, fortunatamente, su un immaturo citazionismo nostalgico/adolescenziale.
Pioggia e neon, dunque, per "Skull 2019": in meno di un lustro i GosT metteranno da parte il passatismo, avventurandosi in cupi territori di confine, pregni di blastbeat digitali e furbe strizzatine d'occhio al mondo estremo. Nel 2013 dietro la cappa si nascondeva, forse, Johnny Mnemonic.