Skyharbor
Guiding Lights

2014, Basick Records
Prog Metal

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 05/12/14

Parallelamente a gran parte dei bazzicatori del fenomeno prog metal, compaiono sempre più frequentemente formazioni che s'allontanano dal concreto delle urla al microfono per spargere su accordi durissimi voci eteree e atmosfere delicate, muovendosi su un traballante confine che li vede spesso sfondare senza soluzione di continuità le mura dell'alternative rock o addirittura del dream pop.

Gli indiani Skyharbor sparano appunto anche nel loro secondo disco batterie aggressive e chitarre decisamente djenty (ma spesso più propense all'arpeggio fluido e al riff non troppo slegato e saltellante), ma le usano come tappeto per vocals d'assoluta leggiadria (per quanto non estremamente taglienti come quelle che per esempio s'ascoltano nei Tesseract), che spesso si slanciano verso un'estrema orecchiabilità (sugli sweep di "Miracle") o verso orientaleggianti e tecnici vocalizzi (la seconda metà di "Miracle").

Una produzione di ottimo livello, fatta di suoni limpidi e mai mal sovrapposti (mentre l'esordio era leggermente più impastato sotto questo punto di vista) si mette in luce quando le atmosfere vanno rendendosi ancora più rarefatte, in una seconda metà di album che rallentando guadagna in carattere, eleganza e fascino, facendo smarrire l'ascoltatore in un sognante e piacevolmente confuso abbandono a un rassicurante flusso di coscienza (i visionari e mistici inviti a travalicare gli umani limiti fra i "Let it go" dell'ottima "Eclipse").

"Guiding Lights" è dunque per gli Skyharbor una graditissima conferma, un notevole passo avanti rispetto a un esordio ancora acerbo per quanto interessante. L'entrata in pianta stabile in line-up di Dan Tompkins (adesso vocalist anche dei già citati Tesseract) si conferma un fondamentale valore aggiunto, pur parendo nel complesso necessaria una certa calibrazione di alcuni aspetti del songwriting che tendono ancora a deragliare verso un'eccessiva confusione da maldestri emuli dei Cynic. Ma probabilmente restano ancora davvero poche misure da prendere per sfornare un vero e proprio capolavoro.



01. Allure
02. Evolution
03. Idle Minds
04. Miracle
05. Halogen
06. New Devil
07. Patience
08. Guiding Lights
09. Kaikoma
10. The Constant

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool