Slaves
Through Art We Are All Equals

2014, Artery Recordings
Alternative Metal

Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 21/08/14

Articolo a cura di Melissa Puleio

 

Accade spesso che artisti diversi con alle spalle già una proficua carriera decidano di unirsi con la volontà di dar vita ad una nuova band. È così che sono nati gli Slaves: la band post-hardcore formatasi a Sacramento nasce infatti dall'unione di Jonny Craig, cantante degli Emarosa, Dance Gavin Dance e Isles & Glaciers, dei chitarristi Alex Lyman e Christopher Kim degli Hearts & Hands e del batterista Tai Wright dei Four Letter Lie e Destroy Rebuilt Until God Shows. È da questa unione che prende vita "Through Art We Are All Equals", album di debutto a cui hanno partecipato artisti che vanno da Tyler Carter degli Issues alla sorella di Jonny Craig.

 

Un disco, questo, che di certo non può certo essere definito terribile: è infatti un album energico, pieno di vita e dotato di alcuni ritornelli che penetrano nel cervello. Ma in verità le undici tracce che compongono l'album peccano d'eccessiva somiglianza: ad un ascoltatore poco attento (e non solo) sembrerà di stare ascoltando sempre la stessa canzone per poi scoprire invece di essere già arrivato all'ultima traccia. Nell'intero album, in cui Craig cerca voler espiare le proprie colpe creando testi molto belli e personali (ma che si rivelano un po' troppo lunghi), le grandiose abilità canore del vocalist vengono sempre messe in risalto offuscando però gli altri strumenti. Chitarre e compagnia bella, come notiamo in "The Young and Beyond Reckless" o "My Soul Is Empty and Full of White Girls", vengono così spinte in un angolo e sembrano addirittura disturbare le parti vocali. In canzoni come "There Is Only One God and His Name Is Death" (probabilmente la traccia migliore) o in "Starving for Friends", in collaborazione con Vic Fuentes dei Pierce the Veil, Craig mette a nudo i suoi problemi consapevole della percezione che gli altri hanno di lui e, rendendosi conto dei danni causati alle persone che ama cerca, forse un modo per redimersi. Ma nonostante ciò sono davvero pochi gli elementi che riescono a far emergere qualche canzone dalla massa informe creatasi in quest'album, come ad esempio la parte rappata da Kyle Lucas in "The King and the Army That Stands Behind Him", o i giri di basso e i riff di chitarra in "The Upgrade, Pt. II".

 

Tirando le somme, nonostante i buoni propositi "Through Art We Are All Equals" è un album che risulta essere poco chiaro: se vi fosse la necessità di descriverlo con una sola parola, ci troveremmo a scegliere "confusione". Non bastano le abilità canore di Craig o l'originalità dei testi per rendere un album incisivo e memorabile, se poi è come se il frontman avesse realizzato un album da solista usando sempre la stessa base e cambiando solamente i testi. In sostanza abbiamo dunque un disco di talenti sprecati, che sarebbe stato davvero buono se ci si fosse focalizzati sull'integrazione tra parti vocali e strumentali, ma che resta comunque un discreto punto di partenza per una band che è appena sorta e che magari in futuro, grazie all'indiscusso talento dei suoi membri, riuscirà a regalarci qualcosa di veramente buono.





01. The Fire Down Below
02. This Is You Throwing In the Towel
03. The Young and Beyond Reckless (featuring Tyler Carter of Issues)
04. My Soul Is Empty and Full of White Girls
05. Those Who Stand for Nothing, Fall for Everything
06. The Hearts of Our Young (featuring Natalie Craig)
07. There Is Only One God and His Name Is Death
08. The King and the Army That Stands Behind Him (featuring Kyle Lucas)
09. Ashes.Dust.Smoke.Love.Stars.The One.
10. The Upgrade, Pt. II
11. Starving for Friends (featuring Vic Fuentes of Pierce the Veil)

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