Sleeping Pulse
Under The Same Sky

2014, Prophecy Recordings
Alternative Rock

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 29/11/14

La sempre difficile saziabilità delle menti particolarmente creative, unita alle meraviglie offerte dagli odierni tool che rendono possibile incidere album trovandosi a qualche migliaio di chilometri di distanza, è sempre incline a dispensare piacevolissimi sorprese: nella totale assenza di roboanti annunci, nasce praticamente dal nulla -incastonandosi perfettamente nell'addolorato roster di Prophecy Recordings- un incontro tra il songwriting di Luiz Fazendeiro (Painted Black) e il sofferente cantato di Mick Moss (unico superstite, dopo l'abbandono di Duncan Patterson, dei due illustri fondatori degli Antimatter).

Compassato, elegante esempio di moderno alternative rock, la musica degli Sleeping Pulse riesce a trovare un equo compromesso tra il doom del chitarrista portoghese e il morbido e raffinato prog rock del vocalist britannico, facendosi accompagnare nel suo lento incedere dalla semplicità di arpeggi clean e solidi riff di power chord (l'alternarsi di durezza spiccia e di evocative dilatazioni sulla godibilissima "Noose"), e impreziosendosi sovente di fini accompagnamenti di chitarra acustica e violino (notevoli l'introduzione della ballad "Backfire", che richiama, nel suo incedere vagamente ciondolante e nelle sue note al piano, quanto di meglio offerto dai Poets Of The Fall, o i nervosi scatti di archi in coda a "Foreign Body").

Concordemente con un drumming il più delle volte pacato e sporadicamente incline a battute più decise, Fazendeiro prende raramente il centro della scena, facendo da azzeccato contrappunto alla voce di Moss e ritagliandosi pregevoli, distorte code solistiche in molti dei brani (ottimo esempio l'opener "Parasite") che danno sfogo all'elettrica tensione in cui il disco è immerso nella sua interezza. Dal canto suo, superando agevolmente i livelli cui si è attestato nei più recenti lavori con la sua band principale, Moss dà voce a un cupo concept sulla sociopatia e sulla manipolazione (eloquentemente sintetizzato dal nerissimo "Without my hand you will fall down, puppet fall down" di "The Puppeteer"), muovendosi su profonde, gravi, toccanti coordinate che spesso emergono da un rispetoso silenzio degli strumenti (il valzer di "The Blind Lead The Blind"), ma altre volte sgomitano con essi, arrochendosi e soffocandosi -e facendosi così ancor più teatrali- nel tentativo di sovrastarli.

Affidato alle sapienti mani del tastierista degli Anathema per quanto riguarda il mixing e la produzione, "Under The Same Sky" completa la sua convincente offerta sonora con piacevoli interessanti echi, riverberi e pulsazioni elettroniche, pur venendo frenato, talvolta, da alcuni "abbellimenti" non particolarmente azzeccati e sicuramente evitabili (l'applauso in "The Puppeteer" e gli insistiti glitch alla fine di "Backfire": perché?). E non potendo dissipare il dubbio che si tratti di un'opera stand alone o soltanto del primo tassello di una lunga collaborazione, resta la certezza di avere tra le mani un'ottima aggiunta per chiunque faccia di una riflessiva malinconia la protagonista del reparto dischi del proprio scaffale.



01. Parasite
02. Gagging Order
03. Backfire
04. The Puppeteer
05. Foreign Body
06. The Blind Lead The Blind
07. Painted Rust
08. Noose
09. War
10. Under The Same Sky

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