Stephen Pearcy non ha bisogno di presentazioni, noto fondatore e voce solista della band californiana RATT, autori di un'incommensurabile discografia che li ha resi pilastri di quella linea sottile tra hard rock ed heavy metal nella quale si sono contraddistinti dagli anni Ottanta ad oggi.
Il frontman non ha mai smesso di dedicare anima e corpo a progetti vivi di inesauribile passione, alimentati da un hard rock old style che trova nell'essenza del classico un'attualità senza tempo.
"SMASH" sarà il quarto album solista per Pearcy, mixato e masterizzato interamente da Beau Hill, produttore dei primi quattro album dei RATT.
Forgiatosi sulla scena street rock provocatoria degli anni Ottanta, Stephen Pearcy non manca dal portare nell'album temi frizzanti e forse nostalgici. Accompagnato in questa avventura solista sempre più solida ed acclamata dal lead guitars Erik Ferentinos, dal batterista Greg D'Angelo, il bassista Matt Thorn e dal ritmico Chris Hager che troverà anche spazio come chitarra solista in "Shut Down Baby".
Sempre sul palco con tour paralleli, dedito con egual ardore ad entrambi i progetti con una voglia di far musica che non si ferma alla mera realizzazione ma supera i 360°, un vero e proprio rocker da capogiro.
Il disco "SMASH", si presenta avvolto in una cover art con diavolo armato di martello o anima del rock che dir si voglia, nelle più affezionate tinte del rosso e del nero.
Nonostante quello che alcuni potrebbero additare come un cliché, l'impatto dell'artwork trasmette nell'immediato le intenzioni di Stephen Pearcy, per i colori sgargianti e la scelta grafica efficace che attirerebbe l'attenzione dei cultori del genere e non solo. Ritmiche in quattro quarti, riff vecchia scuola ed il timbro eccentrico di Pearcy sono il biglietto da visita per la traccia d'apertura. "I Know I'm Crazy" lascia che l'atmosfera si disegni nel solo di chitarra, in cui Ferentinos scivola magistralmente sulle scale pentatoniche, una prestazione artistica tra creatività e tecnica impeccabile che il chitarrista non farà mai mancare all'interno dell'album, con particolare tempra nell'esecuzione di "Want Too Much". "I Know I'm Crazy" è una canzone di presentazione nell'ironica consapevolezza dell'artista nel suo essere un sognatore ad occhi aperti, sveglio nelle ombre della notte e forse crazy alla luce del sole.
"Shut Down Baby" nel fascino del guitar slide ed il cambio di chitarra solista, conferma il corpo strumentale dalla qualità piena.
Il batterista D'Angelo si esprime in una prova di personalità nell'esecuzione di "Dead Roses" e nell'intro di "Lollipop", sempre accompagnato dal maestro Thorn alle quattro corde."Hit Me With a Bullet" è semplicemente incontenibile, la tessitura strumentale si costruisce nella distorsione armonica ed un riff che non può non coinvolgere chiunque la ascolti. Innegabile la curiosità legata ad una versione live del pezzo, perché ascoltando la traccia studio non si può far a meno che immaginare uno scatenato Pearcy sul palco impegnato ad agitare la chioma posseduto dal demone del rock. Segue "Rain", una vera e propria ode agli anni ottanta, si apre al pubblico nella totale intensità corale ed un finale inatteso, tra il rallentare del battito cardiaco ed un solo che ammalia fino alla fine del brano, duettando con i toni cristallini di un pianoforte.
Stephen Pearcy, da sempre un cultore del suono in tutte le sue sfaccettature trova in "What Do Ya Think"un risultato omogeneo che si crea nell'altalenarsi della ritmica chitarra acustica e dei soli decisi della solista elettrica. Un pezzo più lento nella velocità d'esecuzione ma reso egualmente intenso dall'interpretazione graffiante del vocalist.
"Summers End" è la ballad che chiude le 13 tracce di hard rock senza riserve racchiusa nell'album "SMASH", un'ultima traccia struggente e sentita.
Ogni nota ed ogni stacco nell'intera esecuzione assumono un'armonia a se stante, unite nella totalità vocale di Pearcy che lascia diffondersi la lirica testuale. Un disco grintoso quanto esige l'Hard Rock, nella soggettività caratterizzante del suono, senza dimenticare i tormenti che trovano da sempre spazio nelle liriche emotivamente coinvolgenti e sofferte.