Soen
Imperial

2021, Silver Lining Music
Progressive Metal

I Soen riaccendono una luce minuscola, ma dal bagliore accecante, capace di illuminare lati dell'animo umano ormai dimenticati nell'oscurità
Recensione di Giampiero Pelusi - Pubblicata in data: 29/01/21

"Light up the flame and they will hear
Let anger be the voice that speaks"


"Imperial" non è un album da ascoltare. Ma non lasciatevi fuorviare dal primo impatto di un'affermazione del genere: "Imperial" è un disco da inglobare nell'anima, da vivere dalla prima all'ultima nota. In un periodo buio per il mondo, i Soen riaccendono una luce minuscola, ma dal bagliore accecante, capace di illuminare lati dell'animo umano ormai dimenticati nell'oscurità. "Imperial" fa riflettere, fa appassionare, fa smuovere, fa commuovere. Parla di noi e per noi, di sentimenti che spesso rimangono sepolti dalla bieca razionalità che questo mondo spietato ci impone. Il potere incontrastato della politica, così come quello meno percettibile, ma ugualmente distruttivo, dei media sono gli argomenti di discussione toccati dagli svedesi, ma risultano solo di contorno a quello che è il fulcro tematico: l'uomo e la società, quest'ultima disastrata dalla sete di prevaricazione sui più deboli. I Soen danno calore ad un grido di rivalsa, che solo toccando determinati fili del nostro spirito può essere, finalmente, messo in moto.

 

"Imperial" è il naturale proseguimento del magistrale "Lotus" (2019): a due anni di distanza da quest'ultimo e con una pandemia di mezzo, Joel Ekelöf e soci hanno avuto il tempo e la possibilità di confezionare un album che rasentasse perfettamente quello che era il loro gioiello prototipale. Rimangono le sonorità del predecessore, con riff apripista devastanti e lavorati, come nell'opener "Lumerian" e nella successiva "Deceiver", che procedono su linee più morbide per poi lasciare il palcoscenico ad un refrain melodico e potente, segno distintivo della band svedese. Quest'ultimo ritorna ad essere presente in "Monarch", uno dei singoli estratti dall'album, che narra le gesta di un malvagio signore del male al servizio delle genti perdute.

 

Il drumming dell'ex Opeth Martin Lopez è, come al solito, spaziale, con una doppiacassa segmentata e avvolgente che si amalgama alla perfezione al riffing variegato di Cody Ford e Lars Enok Alhund e alla voce corposa di Joel Ekelöf . "Illusion" trafigge emotivamente nel suo mix di sentimenti contrastanti e sonorità da power ballad, "Antagonist" invece punta il piede sull'acceleratore scagliando frecciate incendiarie ad un sistema politico crudele ed indifferente alle sofferenze che provoca. "Modesty" riporta in auge le splendide capacità vocali di Ekelöf, che sembrano cucite appositamente per il sound del gruppo svedese. "Dissident" riprende gli schemi classici della band mentre la conclusiva "Fortune" si muove con ritmi più lenti, segnando la fine di un album magnifico.

 

"Imperial" è un disco da comprare a scatola chiusa. Trovare tematiche così importanti, sorrette da una prestazione strumentale e tecnica di tale livello, risulta piuttosto complicato nel panorama musicale odierno. "Imperial" è il canto del cigno di una società allo stremo, un urlo di ribellione e, perchè no, un'ulteriore, piacevole rivincita che gli svedesi si riprendono, dopo anni di stroncature e di critiche discordanti. Ad oggi, e già dal precedente "Lotus", i Soen hanno trovato la quadratura del cerchio nel loro sound, raggiungendo una maturità stilistica che li contraddistingue da qualsiasi altra band e che li interpone necessariamente tra i grandi del progressive odierno. Seppur sfiori solamente per poco la magnificenza toccata dal predecessore, "Imperial" rimane un'opera di disarmante bellezza che vi lascerà increduli.





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