Soen
Lykaia

2017, UDR Music
Alternative/Progressive Metal

Tempo di riscatto per i Soen: il nuovo album porta un'ondata di freschezza al progressive del supergruppo svedese.
Recensione di Federico Barusolo - Pubblicata in data: 04/02/17

Prendete un batterista come Martin Lopez, affiancategli Stefan Stenberg al basso, metteteli in studio e state certi che il risultato, dal punto di vista tecnico e sonoro, non sarà minimamente giudicabile. Quello che è invece mancato fino a questo punto ai Soen è uno stile personale, una propria idea di musica che permettesse ad un supergruppo di tale livello di evitare l'eccessiva emulazione delle proprie influenze e del proprio passato. Sia "Cognitive" che "Tellurian", avevano infatti fatto storcere il naso ai più, a causa dei marcatissimi e, talvolta nemmeno troppo azzeccati, riferimenti ad Opeth e, soprattutto, Tool.


"Lykaia", da questo punto di vista, ci può finalmente far tirare un sospiro di sollievo. Le influenze sopra citate sono ancora ben percepibili fin dai primi istanti di "Sectarian", dove il basso rivela la sua discendenza dall'alternative metal band californiana, ma appaiono per la prima volta ridimensionate in favore di un prog più onesto e fresco. In risalto poi è anche una maggiore varietà di elementi, che oltre al solito vecchio metallo pesante, strizza l'occhio a sfumature floydiane, come accade in "Lucidity", e ad uno stile jazz al quale il batterista ex Opeth non ha mai saputo veramente rinunciare, ben identificabile nella seconda parte della convincente "Orison".


Esattamente al centro di "Lykaia" trova poi spazio "Jinn", probabilmente il momento più alto dell'intero album, dove la voce di un Joel Ekelöf, ancora un po' troppo simile ad Akerfeldt, e la chitarra di Marcus Jidell esaltano un bellissimo chorus. Il pezzo sfuma poi in un outro mediorientale in grado di riportare i più nostalgici fan degli Opeth alle sensazioni di "Damnation", del lontano 2003 (come dimenticare "Closure"?). La struggente profondità di "Sister" accompagna verso un finale non privo di ulteriori sorprese, come le sfumature blueseggianti di "Paragon".


Fatta eccezione per l'unico neo di un lavoro non perfetto in fase di mastering, che ha "pompato" oltremodo i volumi dell'album rovinandone un po' la dinamica, non c'è dubbio che questo disco rappresenti una bella svolta per i Soen. Anche se non totalmente libero da componenti scopiazzate qua e là, soprattutto nell'interpretazione vocale, "Likaya" torna infatti a mettere in luce le capacità dei suoi illustri membri, contenendo maggiore qualità compositiva e rappresentando senza dubbio uno dei migliori lavori progressive degli ultimi mesi. Sicuramente non si può pretendere eccessiva originalità da un gruppo in cui la carriera di ciascun membro ha un ben definito background musicale, ma da nomi di un tal calibro è ben più lecito aspettarsi prodotti più vicini a questo che al piattume dei precedenti.





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