Sol Invictus
Once Upon A Time

2014, Prophecy Productions
Neofolk

Recensione di Marco Mazza - Pubblicata in data: 10/11/14

Pur oscillando sempre tra alti e bassi, Tony Wakeford e i suoi Sol Invictus, con alle spalle una carriera quasi trentennale, sono ormai un pezzo di storia all’interno del panorama neofolk. Assieme a personaggi come David Tibet dei Current 93 e Douglas Pearce dei Death In June, gruppo in cui ha militato, tra l’altro, lo stesso Wakeford fino al 1984, l’artista inglese ha contribuito a definire il termine stesso di neofolk attraverso la sua musica esoterica. A tre anni dal buon “The Cruellest Month” ecco che arriva sul mercato il suo ennesimo lavoro, “Once Upon A Time”; un disco decadente come ogni altro, eppure aperto ad accogliere qualche novità.
 
Wakeford descrive il nuovo episodio discografico come una sorta di omaggio a quel progressive degli anni settanta che ha fatto da sfondo alla sua giovinezza. Sebbene definire “Once Upon A Time” come un disco prog sia cosa quantomeno fuorviante, in esso si può notare un approccio musicale meno minimalista e maggiormente capace di valorizzare gli strumenti. Le trame sonore sono più intricate di quanto fatto in passato, e anche gli sfumati paesaggi di “The Cruellest Month” si trasformano in qualcosa di molto più tangibile e concreto. Tale risultato è stato ottenuto soprattutto grazie alla chitarra elettrica di un ospite d’eccezione come Don Anderson degli Agalloch. Una sorta di piccolo tributo pagato dalla band statunitense a un gruppo che sempre li ha ispirati. Il lavoro di Anderson è apprezzabile e facilmente riconoscibile. I consueti scenari apocalittici dipinti dai Sol Invictus, trovano un’ottima amalgama con la tagliente chitarra di Don: contribuisce a gettare sale nelle ferite aperte dalla solenne voce dei Wakeford. Un brano come “The Devil On Tuesday” chiarisce bene quanto descritto: la maggiore complessità musicale è evidente in un finale in cui l’intersecarsi dei riff di chitarra con la batteria produce qualcosa di notevole, e dove non mancano rimandi a certe sonorità medioevali, mai abbandonate dal mastermind londinese. Da segnalare anche episodi come la title-track, con il suo ricorsivo gorgo sonoro, “Mr Cruel”, in cui la sgraziata voce dei Sol Invictus assume il ruolo di macabro narratore, o “War”, con il suo angosciante incedere marziale.
 
“Once Upon A Time” è un buon lavoro. Pur distante dai picchi raggiunti da un album straordinario come fu “In The Rain” e, invero, inferiore anche all’evocativo “The Cruellest Month”, il disco è una dimostrazione di come Tony Wakeford sia ancora capace di evolvere la propria musica. I suoi propositi progressivi (per come lui li intende) sono tradotti in pratica grazie al fondamentale contributo dato da Don Anderson. Detto questo al di là di qualche, tutto sommato piccolo, cambiamento operato alla consueta formula, “Once Upon A Time” porta con sé tutti i tratti distintivi che da sempre caratterizzano i lavori di Wakeford; in primis la sua visione pessimista della condizione umana e della natura intera. Fortunatamente, però, c’è ancora qualcuno che realizza qualcosa di buono in questo mondo; così come fanno gli stessi Sol Invictus.




01. MDCLXVI - The Devil's Year
02. The Devil On Tuesday
03. Once Upon A Time
04. 13 Mercies
05. The Path Less Travelled
06. Mr Cruel
07. The Devil
08. The Devil's Year
09. 13 Coils
10. Our Father
11. The Villa
12. War
13. Austin
14. Osman
15. Spare

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