Sons Of Apollo
Psychotic Symphony

2017, Inside Out
Progressive Metal

Eclettico, regale, melodico. Nuovo centro per Portnoy e la sua ennesima all star band.
Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 21/10/17

Se c'è un musicista che negli ultimi anni ha contribuito alla causa e al buon nome dei cosiddetti supergruppi questi è senz'altro Mike Portnoy. Gli amanti della buona musica dovrebbero accendere un cero in suo onore. Liquid Tension Experiment, Transatlantic, Flying Colors, OSI, The Winery Dogs, di tutti gli spin off partoriti dal teatro del sogno, i suoi sono stati senz'altro quelli più duraturi, o i meno estemporanei, a seconda di come la vogliate vedere. In una parola, vincenti. Il batterista newyorkese è stato bravo a lasciarsi alle spalle tutte le polemiche e i risentimenti generati dallo split con i Dream Theater, risultando sulla lunga distanza assai più in forma dei suoi imbolsiti ex colleghi. Proprio quando sulla soglia dei cinquanta la partita poteva sembrare ormai vinta e il momento delle pantofole avvicinarsi inesorabile, ecco che il grande Mike rimescola le carte: Bumblefoot, Derek Sherinian, Billy Sheehan, Jeff Scotto Soto, quintetto base che ancora una volta è un all-star team e di nome fa Sons Of Apollo. Già, Apollo, dio delle arti e della musica, padre delle muse, e cinque musicisti di assoluto valore che si scoprono a un certo punto suoi legittimi eredi.
 
sonsofapollocover2017 
In un disco che di nome fa "Psychotic Symphony" e che porta la firma di questi signori, sarebbe stato lecito attendersi tanti, troppi momenti di esercizio strumentale spinto. Sorpresa, il disco scorre che è una bellezza e nessuna melodia viene sacrificata sull'altare dell'autocelebrazione, dopotutto sappiamo già chi sono e quanto valgono i diretti interessati, per cui avrebbe avuto poco senso condurre il progetto verso sonorità inaccessibili. La tecnica si sa è soltanto il valore aggiunto di una grande melodia; lo sapevano bene i Dream Theater della prim'ora e infatti Portnoy, memore di quell'esperienza, arruola per l'occasione uno dei più grandi e sottovalutati cantanti hard rock di sempre (ma neanche troppo): a Jeff Scotto Soto va il merito di condurci nell'universo dei Sons Of Apollo nella maniera che tutti vorremmo, attraverso il chorus dell'iniziale "God Of The Sun", che rompe il ghiaccio in un tripudio di epicità. E' un disco concepito per essere ascoltato e goduto "Psychotic Symphony", fatto di tanti momenti diversi e persino emozionanti. Ciascun musicista porta il giusto ed equilibrato contributo alla causa, Bumblefoot dona un tocco di modernità con la sua sei corde, Sherinian regala fughe magistrali e spruzzate di sano hard rock, la sezione ritmica si conosce ormai a memoria e gioca di fatto a tutto campo. C'è spazio proprio per tutto, dal gusto retrò alla Deep Purple al mainstream rock di "Alive" e "Coming Home", fino alla spettacolare traccia conclusiva, dall'eloquente titolo di "Opus Maximus", in cui vengono recuperate le atmosfere solenni del metal  progressive nella sua accezione classica.

Chorus che si stampano in testa, progressioni strumentali, momenti di introspezione, fulminei assoli che decollano nella più assoluta normalità. "Psychotic Symphony" è un disco completo in cui convivono in perfetta simbiosi tutte le anime dei musicisti che l'hanno partorito. Detto in altre parole, non poteva esserci inizio migliore per un gruppo con tanto talento e altrettanto ego. Speriamo di poterli ammirare in sede live e che "Psychotic Symphony" sia solo la prima tappa di un viaggio elettrizzante.




01. God Of The Sun
02. Coming Home
03. Signs Of The Time
04. Labyrinth
05. Alive
06. Lost In Oblivion 
07. Figaro's Whore 
08. Divine Addiction 
09. Opus Maximus

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