Soundgarden
Ultramega OK (Expanded Reissue)

2017, Sub Pop
Grunge

Gli acclamati innovatori del grunge hanno scoperto delle registrazioni inedite che vi apriranno gli occhi su quella che fu l'importanza dei primi passi della band capitanata da Chris Cornell nel panorama musicale dagli anni Novanta a oggi. E magari oltre.
Recensione di Pamela Piccolo - Pubblicata in data: 13/03/17

Nel 1988 il grunge aveva appena iniziato a scrivere una parentesi musicale che non si sapeva avrebbe avuto uno strascico socio-culturale così rilevante.
In occasione di un’esplosione di novità e della richiesta massiccia di riconoscimento da parte degli adolescenti americani prima e di ogni nazione poi, l’universo che dallo stato di Washington voleva mostrarsi e confessarsi al mondo intero andava pari passo con un'ideologia secondo cui la musica era l’unica forma di redenzione da un’esistenza di patemi.

Il grunge non aveva ancora fatto il botto e il metal era il conforto per le masse che attendevano di liberare il proprio teen spirit.
In quest’ottica i Soundgarden cercavano la propria dimensione artistica. Con due EP alle spalle, “Screaming Life” e “Fopp”, pubblicati sotto la Sub Pop Records, la band era focalizzata su un genere che rispecchiava il marasma di emozioni che ribolliva loro dentro. Il grezzo, graffiante e poetico savoir faire di Chris Cornell, Kim Thayil, Hiro Yamamoto e Matt Cameron ben si diluiva con le influenze dell’hard rock di Led Zeppelin e Black Sabbath, dell’hardcore punk e delle sue oscillazioni tra Stooges ed MC5.
 
Con una miscela quasi al limite della psichedelia, il vortice Soundgarden già si discostava e si faceva strada tra quanto lentamente stava emergendo dalla scena di Seattle. Dalle canzoni che i Soundgarden avevano appena rilasciato con “Screaming Life” e “Fopp” si respiravano l’atmosfera e il suono che avrebbero reso la grigia capitale dello stato di Washington regina per almeno un decennio di lì a venire.

Negli anni iniziali di un movimento socio-politico fa eco il disco d’esordio dei Soundgarden. “Ultramega OK” verrà rilasciato il 31 ottobre 1988, il giorno prima che la Sub Pop Records renderà disponibile il 7’’ di debutto dei Nirvana e pochi mesi dopo l’uscita del primo singolo dei Mudhoney “Touch Me I’m Sick”, brano oggi considerato dalla critica la canzone-manifesto del grunge.
Nominato per un Grammy come Best Metal Performance, “Ultramega OK” sarà l'unico full-length che i Soundgarden registreranno per SST Records, etichetta indipendente del chitarrista dei Black Flag Greg Ginn. Da esso estrarranno il singolo “Flower", il quale svela quello che sarà un segno contraddistintivo di Kim Thayil: il soffiare attraverso le corde della chitarra fino a rendere sopraffina una registrazione. 
Distorsioni, zero patina, solo la nuda e cruda anima densa e oscura di un quartetto ai limiti del rock. La preistoria del grunge ha origine da “Ultramega OK”, album composto dalle voraci abilità canore di un giovane e per nulla acerbo Chris Cornell e da riff mai banali. Album che oggi vede una sua riedizione espansa. Tale “correzione” è stata a lungo pianificata. Sebbene alla band fosse piaciuto lavorare con il produttore Drew Canulette, presto si accorse di non essere pienamente soddisfatta del risultato finale. Ciononostante, poco tempo dopo la sua pubblicazione i Soundgarden videro aprirsi porte e portoni dinnanzi ai loro occhi e l’idea di un remix di “Ultramega OK” venne archiviata fino allo scorso anno, quando la band acquisì i diritti sui nastri originali e li consegnò a Jack Endino con cui decise di lavorare a un nuovo mixaggio.
 
Scavando nel passato i Soundgarden hanno rinvenuto i demo di sei brani registrati nel 1987 da Endino e da Chris Hanzesk su un otto piste ai Reciprocal Recording Studios di Seattle. Le versioni originarie di “Head Injury”, “Beyond The Wheel”, “He Didn’t”, “All Your Lies” e “Incessant Mace” presentano la band nella loro potente forma grezza e ci arricchiscono del contenuto di quella finestra affacciata sullo sviluppo dei 13 brani che Canulette volle a tutti i costi maneggiare. Tali demo rimarcano il carattere lievemente inesperto ma più che interessante di un lavoro che si affermerà essere uno dei documenti fondamentali per i primi passi del grunge e che farà entrare i Soundgarden in quell’Olimpo dove solo la stampa di “Bleach” da parte dei Nirvana nel 1989 darà avvio ai festeggiamenti per la nascita di una nuova realtà.

Feroce e frastagliato, “Ultramega OK” è un abisso nell’inconscio. La sua versione espansa fa rimpiangere il termine un’era, così come nostalgica è la sua versione, tra i vari formati, in musicassetta. Le differenze stilistiche tra il disco originario e la sua ristampa sono essenzialmente poche. Kim Thayl e Jack Endino sono riusciti a smorzare il lavoro scarno di Canulette arrivando a pubblicare una versione più calda e heavy che certamente susciterà nuovo interesse nei fan e nei media. Gli scream di “Head Injury”, il progressive rock di “He Didn’t”, l’intreccio degli assoli di basso e chitarra di “Incessant Mace” che sovrastano le parti cantate quasi provenissero da un’altra stanza, la pazzesca prova canora hardcore di Yamamoto in “Circle Of Power”, il baritono di Cornell che apre “Beyond The Wheel” e che incarna, insieme a “Mood For Trouble”, il manifesto musicale dei Soundgarden risuonano ora come il lavoro svolto da Endino per “Screaming Life”. 
La produzione di Ultramega OK non fu quello che cercavamo e ci fece male”, dichiarava Cornell. Oggi ci troviamo dinnanzi a un nuovo disco reso tale dall’offerta artistica delle sei early versions (o demo) inserite a fine tracklist. “Ultramega OK Extended Reissue” offre infine un diverso design e include uno scatto inedito a opera di Charles Peterson e appunti di Thayil ed Endino. 




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