Soundgarden
Superunknown - 20th Anniversary Edition

2014, Universal
Grunge

First it steals your mind and then it steals your soul.
Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 20/06/14

"Get yourself afraid."

 

Già, impauritevi. Lasciatevi trascinare nell'arrancante incedere di "4th Of July", nella dissacrante ironia che assegna il nome della festa nazionale statunitense a una marcia funebre dai connotati quasi doom metal, tra accordature ribassate di due toni e sovrapposizioni vocali di gemiti inquieti. O, piuttosto, lasciate che siano i sofferenti stridii di "Limo Wreck" ad avvilupparvi in una disagevole cappa di insofferenza nei confronti del mondo, di propositi di sanguinosa e mortifera rivalsa ("I'm the wreck of you. I'm the death of you all"). Stranizzatevi. Fatevi sedurre dall'orientale lascivia di "Half", dai suoi sensuali incastri di viole e violoncelli; magari, anche, dall'inquietante, prolungato psycho-trip di "Head Down", tra sbalzi da delicati semi-falsetti a sporadiche sofferenti urla, su inquiete, sconnesse disarticolazioni batteristiche.

 

"Get yourself alone."

 

Sono soltanto alcuni dei passi di "Superunknown", quelli elencati, ma già sufficienti a raccontare il passato dei Soundgarden (le Sabbathiane influenze e i grigi scenari dipinti negli esordi, il gusto del buon Cornell nel raggiungere acuti vertiginosi pur essendosi già ampiamente massacrato l'apparato fonatorio nelle sessions per il precedente "Badmotorfinger", le corde di Thayil sempre impegnate a calare imprevedibili esotismi nella tradizione rock americana) e a suggerirne la definitiva deriva, tra tonnellate di psichedelia, claustrofobie, solitudini e assortite pazzie. Deliri testimoniati dalle sempre criptiche lyrics, tinte ora di folli fantasie - la confessione del desiderio di uccidere il proprio datore di lavoro, nella pesantissima "Mailman" - ora di amare, autobiografiche istantanee di vita: l'insolita calma della ballad "Fell On Black Days" dà voce a pregressi alcolismi e depressioni; tra le sue stupefacenti linee di basso e i suoi gorgoglii alle sei corde "The Day I Tried To Live" testimonia l'aver ipotizzato di riscattarsi dalle terrene difficoltà, mettendo fine alla propria vita.

 

"Get yourself contained."

 

Sempre sulla sottile linea di confine tra l'assoluta cura dei dettagli e l'assecondamento immediato d'impetuose ispirazioni (seguite forse soltanto nel rapidissimo intermezzo quasi punk di "Kickstand"), tra moderata compostezza compositiva e genialità allo stato brado, il quarto album dei Soundgarden vede sbocciare nella sua migliore forma l'essenza morbida e malinconica del songwriting di Cornell, incastonando nella storia del rock degli anni '90 quelle che sono emozionanti, indimenticabili ballate. Lo è la lunga, lenta, malinconica "Like Suicide": arpeggi distorti (e anche un notevole assolo di un paio di minuti), tribalismi alla batteria, crescendo vocali da pelle d'oca impegnati nella narrazione di un'eutanasia praticata con un mattone su un volatile dall'ala spezzata ("Was my last brick, lent to finish her, finish her"). Lo è soprattutto "Black Hole Sun", pezzo che della band diventerà vero emblema, rendendola superconosciuta per la prima volta e svettando in classifica grazie a una soltanto apparente radio-friendliness: su un intricato intrecciarsi di chitarre (sentite Thayil, e la sua educata maestria che relega virtuosi avvitamenti sul manico in tracce di background), melliflue, infide vocals pregano per l'apocalisse.

 

"Get yourself control."

 

Avviandosi verso la conclusione con un monolitico minutaggio che supera i settanta minuti, distribuiti su sedici pezzi unici, dotati ognuno d'una sua sorprendente peculiarità (vogliamo parlare anche dell'assolo di cucchiai su "Spoonman"?), l'album dimostra in ogni sua nota d'essere l'irripetibile apice creativo di una band in stato di grazia, la testimonianza di un affiatamento che sarà presto fagocitato da tensioni interne che porteranno a un veloce e prevedibile smantellamento negli anni a seguire. Un disco immortale, esaltante, un viaggio sonoro in un paesaggio musicale tanto particolare e stravagante da essere fuori dal tempo, da essere esentato da qualsiasi forma di invecchiamento. Prenderemo in prestito le parole della titletrack (forse, tra l'altro, il pezzo migliore del lotto): "Superunknown" ci tolse il fiato e s'impossessò della nostra mente e della nostra anima la prima volta che l'ascoltammo. E continua a farlo ancora oggi, ogni volta che siamo tanto impavidi da premere "play".

 

"Get yourself some bonus" [addendum del 2014]

 

A vent'anni dalla sua pubblicazione "Superunknown" viene riedito in un tripudio di formati differenti, con un contestuale rispolvero di rarities risalenti al periodo di registrazione. Se, ovviamente, le versioni rehearsal e demo dei brani lasciano il tempo che trovano e non costituiscono alcun valore aggiunto, lo stesso non può dirsi della deliziosa versione acustica di "Like Suicide" e di un paio di interessanti b-sides: una urlata prosecuzione di "Fell On Black Days" intitolata "Black Days III", o la succosa strumentale "Jerry Garcia's Finger". Non troppo, in realtà: sicuramente non abbastanza (se non si considera come significativo il restyling del packaging) per spingere all'acquisto chi è già in possesso dell'edizione originale. A meno di non considerare accettabile (e qui le cose cambiano) il cospicuo esborso per portarsi a casa i quattro cd più blu-ray più hardbook del monumentale box set Super Deluxe...





CD1:

01. Let Me Drown

02. My Wave

03. Fell On Black Days

04. Mailman

05. Superunknown

06. Head Down

07. Black Hole Sun

08. Spoonman

09. Limo Wreck

10. The Day I Tried To Live

11. Kickstand

12. Fresh Tendrils

13. 4th Of July

14. Half

15. Like Suicide

16. She Likes Surprises

 

CD2:

01. Let Me Drown - Demo Version

02. Black Hole Sun - Demo Version

03. Half - Demo Version

04. Head Down - Rehearsal Version

05. Limo Wreck - Rehearsal Version

06. The Day I Tried To Live - Rehearsal Version

07. Like Suicide - Acoustic Version

08. Black Days III

09. Birth Ritual - Original Demo Version

10. Exit Stonehenge

11. Kyle Petty, Son Of Richard

12. Jerry Garcia's Finger

13. Spoonman - Alternate Steve Fisk Remix

14. The Day I Tried To Live - Alternate Mix

15. 4th Of July - Instrumental

16. Superunknown - Instrumental

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool