The Spirit
Sounds From The Vortex [Reissue]

2018, Nuclear Blast
Black/Death Metal

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 09/08/18

Mentre la maggior parte dei gruppi muove i passi iniziali nel mondo discografico attraverso una considerevole serie di demo, split ed EP e attendono un lasso di tempo cospicuo prima di varcare la soglia del sospirato debutto sulla lunga distanza, l'inesistente gavetta dei tedeschi The Spirit suscita una certa sorpresa. Nati tre anni fa in quel di Saarbrücken, nel 2017 debuttarono direttamente per la piccola label Eternal Echoes con il full-length "Sounds From The Vortex": la bontà del lavoro sorprese la Nuclear Blast che percepì il potenziale della band e decise di aggregarla nella propria scuderia ristampandone l'esordio. Bisogna dire che l'analisi dell'opus in questione rileva quanto i nostri si siano rimpinzati, ad nauseam, di quel peculiare black metal dalle influenze death codificato da Dissection e Sacramentum e riportato in auge dai bavaresi Thulcandra: senza prendere grossi rischi, il quartetto si limita ad aggiungere la personale pietra a un edificio già strutturato e all'interno del quale ogni occupante conosce a menadito vestiboli e recessi. Eppure, lungi dall'essere scoraggiato dal confronto obbligato con i maestri svedesi, il gruppo procede per quasi quaranta minuti offrendo un recital solido e competente dei fondamenti del genere: beninteso, pesa molto la mancanza di uno stile originale, tuttavia l'indubbia perizia esecutiva dei musicisti e la loro giovane età rappresentano segnali discretamente incoraggianti circa le possibilità future del combo.

Dopo l'intro strumentale "Sounds From The Vortex" in cui una sequenza di riff taglienti e alcuni colpi di tom servono per aumentare la pressione nel fondo dell'apocalittico mulinello, ecco che la partenza di "Cosmic Fear", tutta blast beat e gelidi fraseggi, si addentra in un mid-tempo che alterna pesantezza a momenti epici incalzanti e melodici: una traccia essenziale, se paragonata al resto del set, che vive di riverberi lovecraftiani nelle liriche e di complesse partiture a Jon Nödtveidt nella trama delle chitarre. Con la successiva "The Clouds Of Damnation" si osservano le lacune e i pregi nella progettazione del songwriting: benché risultino apprezzabili le variazioni di MS dietro le pelli e la presenza di una merce rara nelle pieghe del lotto, ovvero un brillante e fugace assolo, i tedeschi non riescono completamente a gestire una canzone dalla durata forse eccessiva. Cali di ritmo e passaggi ripetitivi diluiscono oltremodo la compattezza e l'efficacia del brano: a seguire, "Crossing The Bridge To Eternity" e "Illuminate The Night Sky", nonostante la panoplia tecnica e la cultura dell'estremo mostrate dai teutonici, palesa il medesimo problema di gestione, tra prevedibili arpeggi acustici e una tendenza alla prolissità priva di sussulti. Si sale di livello invece con l'irresistibile e aggressiva "The Great Mortality", giusta pretendente alla nomea di momento più intenso e brutale del platter: il piede schiaccia sull'acceleratore, i giri delle sei corde divengono ricercati, si avverte l'aura oscura e drammatica di una "Black Horizons", sino a quando il fumoso fade conclusivo opera da preludio alla cadenzata e atmosferica "Fields Of The Unknown", che chiude degnamente le ostilità.

Sebbene non passerà chiaramente alla storia come un classico imprescindibile, "Sounds From The Vortex" rimane comunque un lavoro professionale e realizzato con la tipica passione di un act emergente. Certo, la coesistenza di pezzi abbastanza simili l'uno all'altro e i riferimenti spesso eccessivi a moniker leggendari provoca a tratti delle cadute di interesse nell'ascolto, ma l'album è suonato con tale abilità da limitarne parzialmente i palpabili difetti e le relative conseguenze dannose: il talento dei The Spirit necessita ancora di una messa a punto.




01. Sounds From The Vortex
02. Cosmic Fear
03. The Clouds Of Damnation
04. Cross The Brigde To Eternity
05. Illuminate The Night Sky
06. The Great Mortality
07. Fields Of The Unknown

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