Sebbene siano stati difficilmente intercettati dai radar della stampa italiana, gli svedesi godono di una certa notorietà, principalmente in patria, avendo partecipato tra l'altro a numerosi festival in compagnia di artisti come Motley Crue o Black Sabbath. Ricostruendo per sommi capi la loro carriera, iniziata nel 1996, ma partita ufficialmente cinque anni più tardi col debutto "Angels of Vengeance", il gruppo di Karlstad ha trovato in poco tempo la quadratura del proprio sound proponendo un heavy rock che chiama spesso in causa Metallica, quelli dell'era "Load" per intenderci, Nickelback e Five Finger Death Punch.
Tagliato il prestigioso traguardo dei vent'anni di attività, gli Sparzanza danno alle stampe il loro ottavo studio album con il dichiarato intendo di dare assalto al mercato americano. Ancora più curiosa del loro nome, di cui non riusciamo ad immaginarci il significato, è stata la genesi di "Announcing The End": la band è infatti volata in Spagna per dedicarsi alla scrittura dei brani dividendosi, per un periodo di due settimane, in gruppi di lavoro intercambiabili al fine di stimolare il processo creativo scaturito in 11 canzoni.
Fatta squadra con una nuova etichetta, il quintetto è effettivamente riuscito ad affinare la propria formula confezionando un disco non di certo brillante per originalità, ma godibile dall'inizio alla fine. Sono i riff di chitarra di Magnus Eronen a guidarci in questo interessante viaggio che ha inizio sulle note della titletrack, episodio che rispetto agli altri mantiene un taglio più metal. Tuttavia è dalla fischiettante "Whatever Come May Be" e sopratutto dal singolo "Vindication" che esce fuori la vera anima dell'album, in cui spicca il gusto per le melodie di facile presa del cantante Fredrik Weileby. Non c'è una vera e propria ballad, "Breathe In The Fire" è quella che vi si avvicina di più tra tutte, mentre tra i mid tempo merita sicuramente una menzione l'oscura "To The One".
Difficile dire se questo "Announcing The End" abbia le carte in regola per poter dire la sua nel giro che conta, dalla sua parte gioca a favore il fatto di non essere un lavoro lungo e noioso facendosi anzi apprezzare per la facilità di ascolto nella sua interezza. Un ottimo punto da cui partire per un ascolto senz'altro.