Stash Raiders
Apocalyptipop

2015, Hopeful Monsters
Psychedelic Rock

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 06/06/15

E' già raro trovarsi tra le mani un disco di psych-pop prodotto a Catania, e se ciò non bastasse i The Stash Raiders! (punto esclamativo d'obbligo) promettono, con la copertina, con il titolo del loro album d'esordio e con i nomi dei brani in tracklist (avevate mai immaginato di chiamare qualcosa "Fish Porn"? No, eh? Meno male), un enorme carico di aggiuntive cose strane. Non ci si lasci però fuorviare troppo dalle apparenze e non si pensi che "Apocalyptipop" sia (solamente) una spiccia opera di goliardia: l'esordio dei giovani siciliani è infatti un album suonato con professionalità e dedizione, che fa sentire orgogliosamente la sua coraggiosa natura amarcord e anti-digitale (è stato infatti registrato su nastro a 16 tracce, e registrato in full-analog), e che racchiude nella sua quarantina scarsa di minuti un nutrito novero di citazioni d'autore e di ottime idee.

E' un disco che trova posto per omaggi alle celebrazioni deliranti degli Iron Butterfly o dei Tame Impala ("Without Space And Time" mette in mostra una notevole scioltezza nell'utilizzo dell'organo, e una discreta abilità nel ricreare psicotrope atmosfere orientaleggianti), per inserti di sax su cavalcate che mischiano educatamente l'alternative con uno strano gusto Sessantiano, sopra un basso mastodontico ("Talisman"), o per più inestricabili composizioni psichedeliche (la conclusiva, già citata "Fish Porn"). Le idee ci sono, gli arrangiamenti sono azzeccati, l'abilità nel mettere in piedi in maniera credibile tali folli composizioni non manca. Ciò che però abbassa -drammaticamente- il livello d'ascoltabilità dell'LP sono delle prestazioni al microfono che tutto sono fuorché indimenticabili, che s'alternano e si sovrappongono dissennatamente: piattezze e stonature (adesso piccole, adesso macroscopiche) macchiano praticamente ovunque le voci maschili in primo piano, mentre in sottofondo linee vocali femminili, compressissime, assumono i connotati di un costante e ininterrotto ronzio (emblematica l'opener "Kermit"), inspiegabile sul breve termine, paragonabile all'ascolto in cuffia di un concerto di vuvuzelas sul lungo. E queste gravi mancanze -unite a qualche altra piccolezza, come un'eccessiva confidenza nell'inserimento di vuoti, cambi e stravaganze varie- trattengono gli Stash Raiders all'interno del mondo delle discrete potenzialità non sfruttate al meglio; il coraggio c'è, le idee anche, ma la forma che assumono non può soddisfare.



01. Kermit
02. The Mammoth Song (Baby I Wanna Tell You)
03. Cairo
04. He's A Fisherman, He's A Chef
05. Talisman
06. Me, You And Everybody Knows
07. Business Call
08. Without Space And Time
09. Fish Porn

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