Steel Panther
All You Can Eat

2014, Open E Records
Hair Metal

Rock n roll, divertimento, volgarità, contenuti: gli Steel Panther all'ennesima potenza!
Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 08/04/14

Tirate fuori dalla naftalina i vostri pantaloni in spandex e rispolverate i vostri giacchetti in jeans con le toppe dato che gli Steel Panther sono tornati con un nuovo album! Arrivati al terzo disco della carriera (quarto se consideriamo “Hole Patrol” che avevano registrato con il monicker Metal Skool), la loro formula che mischia sapientemente elementi fondanti dell’hair rock degli anni ’80 ad una dose massiccia di comicità di grana grossa riesce ancora a funzionare perfettamente, regalandoci dodici tracce che, seppure non verranno di certo ricordate per la loro originalità, si segnalano per l‘estrema cura con cui sono state confezionate.

All You Can Eat” (titolo geniale che prosegue degnamente la strada aperta da “Hole Patrol” e mai più abbandonata) è tutto ciò che ci si può aspettare dagli Steel Panther, elevato all’ennesima potenza. Per quanto riguarda i testi e la comicità di bassa lega, è possibile osservare un appesantimento dei contenuti, con le volgarità che raggiungono nuovi livelli di bassezza ed i testi molto più espliciti che in passato. Sotto l’aspetto musicale, che poi è quello che più interessa, non si possono notare grossi cambiamenti, visto che il modello di riferimento è sempre quello dell’hair/glam metal degli anni ’80. Ma vista l’abilità delle quattro pantere d’acciaio, la varietà dei contenuti è più che assicurata, scongiurando così il rischio di suonare ripetitivi: “Pussywhipped”, brano d’apertura dell’album, è uno sconfinamento verso lidi più metal senza però negarsi una intro con chitarra acustica di tipica matrice anni ’80; per i patiti della canzoni da cantare a squarciagola durante le feste ci sono “Party Like Tomorrow Is The End Of The World” e “Fucking My Heart In The Ass”; a rappresentare la categoria mid-tempo ci pensano “You're Beautiful When You Don't Talk” e “Bukkake Tears”; anche in campo ballad gli Steel Panther non si risparmiano e ci deliziano con “The Burden Of Being Wonderful”. È difficile trovare un brano che non funzioni e la media delle composizioni è sempre di livello alquanto alto.

Il segreto del successo di questa band losangelina è facilmente individuabile: dietro alle parrucche, ai lustrini, ai testi espliciti che fanno la felicità di tutti i dodicenni che li ascoltano, all’oggettificazione della donna, tutti elementi che arricchiscono la proposta musicale della band ma che sono semplicemente un surplus, i due veri elementi portanti sono un grandissimo amore per il genere musicale che scherzosamente prendono in giro ed un livello di tecnica veramente elevato. I quattro musicisti non sono dei semplici pagliacci che salgono sul palco ogni sera per intrattenere con le proprie gag il pubblico pagante, sono quattro artisti in continua crescita, e basta ascoltare una qualsiasi traccia presente nell’album per rendersi conto dei progressi conseguiti dal 2003 ad oggi. Michael Starr è perfetto nella sua parte, capace con la sua voce esprimere tutta quella gamma di emozioni che i brani vanno a toccare; Satchel, oltre ad essere una grandissima spalla nel duo comico Starr & Satchel, è anche un signor chitarrista, e gli va riconosciuto gran parte del merito per il sound ottantiano che è il marchio di fabbrica degli Steel Panther. La sezione ritmica di Stix Zadinia e Lexxi Foxx è sempre di tutto rispetto. La bravura dei quattro è tale che ascoltando i loro brani non si pensa quasi più agli illustri predecessori che sono stati presi a modello per queste nuove composizioni ma ci si lascia rapire dalle melodie (e soprattutto dai testi deliranti).

Il divertente gioco che ormai da undici anni stanno conducendo gli Steel Panther prima o poi dovrà finire, la lista delle depravazioni possibili da sfruttare nei testi delle loro canzoni prima o poi si esaurirà, il riproporre incessantemente un genere musicale ormai già morto dalla metà degli anni ’90 stancherà nuovamente tutti, ma fortunatamente al momento la band sta cavalcando un periodo d’oro, facendo la felicità di chi non vuole perdersi in disquisizioni filosofiche od in abissi di malinconia. Il pubblico che segue le pantere preferisce lasciarsi andare ai piaceri più primordiali e di certo rimarrà piacevolmente soddisfatto da questo loro nuovo parto musicale.



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