Stewart Bell
The Antechamber Of Being

2014, Autoproduzione
Prog Rock

Recensione di Valerio Cesarini - Pubblicata in data: 30/12/14

I fan del progressive solitamente sono in continua ricerca di nuove vene da sfruttare; ebbene, nel prog più duro moderno, da quella chiamata Citizen Cain spunta la testolina di Stewart Bell, compositore e tastierista del gruppo, con la sua prog opera.


The Antechamber Of Being è la prima parte di una trilogia progressive incentrata sulla tematica del "lucid dreaming": la consapevolezza e il controllo sul proprio personale mondo onirico. Quello che appare impossessandosi dell'album, totalmente autoprodotto con immensa fatica sia fisica che monetaria, è che sia un gioiellino creato per il piacere di far dell'arte di livello e non con lo scopo primo di vendere; già questo, a scatola chiusa e senza giudicarne i contenuti, fa onore al compositore.


Brevemente, la struttura è divisa in 7 parti collegate, la storia è narrata in prima persona da un protagonista (che incarna Bell stesso nella sua personale esperienza) a cui fanno da contorno quattro personaggi. L'italianissimo Simone Rossetti dal timbro alla Gabriel interpreta la voce principale: la storia si configura sulla sua scoperta del proprio mondo dei sogni attraverso esperienze d'infanzia; molto evocativa la presenza del feticcio della "cupboard", che incute nel protagonista la paura che lo porterà a giocare coi propri sogni. Phil Allen, chitarrista e voce (eccessivamente) potente (e poco controllata se mi è permesso), interpreta The Teacher, allegoria del fratello maggiore di Bell; a lui segue il nome decisamente altisonante di Arjen Antony Lucassen che interpreta un'entità misteriosa. Le altre voci sono di Bekah Mhairi Comrie (The Dream Girl), intonata ma fin troppo moderna e spinta, e di Bell stesso, effettate e distorte: altra entità misteriosa, e dunque sebbene sia il compositore, in qualità di cantante non interpreta se stesso.
Il punto forte di quest'album, lo diciamo subito, è la storia e il tema: non è scontato, è affascinante, non è forzatamente contemporaneo, nè ruffiano o presuntuoso; inoltre viene trattato con un divenire avvincente e comprensibile dove metafora e realismo, sogno e lucidità, vita e oblio si fondono. Le atmosfere sono decisamente dark, non c'è praticamente un secondo di pausa da tappeti rimbombanti, e il flow dell'album diventa dunque un'oscuro viaggio in un mondo onirico. Riuscito, no?


A dovere di cronaca ci sono anche inevitabili difetti, e si trovano più sul campo musicale vero e proprio. Le voci sono mal trattate: l'intonazione non è curata o corretta a dovere, gli effetti sono decisamente troppi, fra distorsione ed echi (su Rossetti e Bell soprattutto); il doubling è eccessivo e paradossalmente la voce migliore risulta quella di Lucassen, per sua stessa ammissione non un grande cantante, ma disponente di mezzi e conoscenze tali da poter mandare registrazioni magistrali (questo anche per discolpare un po' il povero Bell costretto a fare tutto da solo). A livello compositivo non ci sono momenti di particolare pathos melodico, la tensione, pur presente, è sempre sullo stesso livello, le melodie sono cadenzate e spesso poco coinvolgenti, talvolta perfino "sbagliate". A livello stilistico, l'album si ispira al prog moderno più oscuro, con evidenti e dichiarati rimandi al progetto Ayreon (e non solo). Da lodare, comunque, la capacità di Bell di scrivere in tempi particolari in modo assolutamente naturale e comprensibile.


A questo punto chi scrive si scusa se la recensione risulta un po' labirintica, ma tale è l'album che trattiamo: un disco molto peculiare, una stanza piena di echi non sempre consonanti, un'esperienza forte e dai toni ombrosi. Consigliato e sconsigliato, forte e debole, bello e migliorabile.





01. Decoherence

02. A World Without Limits

03. Projections

04. The Breach

05. The Antechamber Of Being

06. Convergence

07. Full Circle

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool