Stryper
God Damn Evil

2018, Frontiers Music
Hard Rock / Metal

Recensione di Marilena Ferranti - Pubblicata in data: 25/04/18

Siete ancora in tempo per arrivare preparati al set della band headliner della prima giornata del Frontiers Rock Festival previsto il prossimo weekend (28 e 29 aprile) al Live Club di Trezzo (Milano). Il nuovo "God Damn Evil" è caratterizzato da suoni di una carica esplosiva che vira in molti momenti (quasi prepotentemente) verso tinte più metal, un esperimento che segue "No More Hell To Pay" (2013) e "Fallen" (2015) il cui titolo rimarca le tanto care tematiche religiose che caratterizzano l'anima della band. Sembra che gli Stryper abbiano cercato di lanciare una pungente frecciatina a quella fetta più devota e tradizionalista della loro fanbase, pur continuando a predicare le ormai note convinzioni morali...
 
 
Molti stili e sfaccettature in questa tracklist che, a seconda della familiarità con le soluzioni adottate, sorprenderà (nel bene e nel male) alcuni degli ascoltatori, come previsto dallo stesso Michael Sweet. Si passa infatti dall'heavy alle atmosfere più melodiche, come nell'esempio piuttosto ben riuscito "Take It To The Cross" feat. Matt Bachand (Shadows Fall, Act Of Defiance), al primo ascolto davvero spiazzante, giudicata duramente da alcuni fan, forse infastiditi e confusi dall'atmosfera che ammicca al metal (con tanto di growling). Sicuramente di grande impatto come opening track ma poco rappresentativa rispetto al resto dei pezzi, quindi niente panico per chi non è avvezzo a sonorità più pesanti, tenete duro e date una possibilità a questo disco e non resterete delusi.
 
 
"Sorry" per esempio è una boccata d'aria fresca con Michael Sweet che dimostra di godere ancora di uno smalto stupefacente. Molto suggestivo anche il videoclip ambientato nel deserto. Sicuramente non sarà sfuggito ai fan come il cantante abbia cambiato il suo falsetto dal suono femminile per prendersi di diritto un posto tra i ranghi più alti degli screamers alla Rob Halford, e non stiamo parlando di un ragazzino alle prime armi, una particolare plauso al coraggio.
 
 
Estremamente convincente è quel gioiellino di "God Damn Evil", e qui si torna al passato con un intro blues e un mood hard rock d'annata. A questo punto della tracklist ci si può rilassare: bei riff, ritornello super orecchiabile, sicuramente una delle canzoni più interessanti e godibili dell'album, vi verrà voglia di ascoltarla ancora e ancora grazie a quel groove serpeggiante che coinvolge. "You Don't Even Know Me" suona molto moderna, in stile Muse per intenderci, molto più ariosa, altro ritornello sornione e bella prestazione vocale. "The Valley", per quanto cupa, sprigiona una vena di dolcezza che si intervalla ad assoli di chitarra struggenti e al contempo graffianti con parti corali che elevano il pezzo. Forse non tutti hanno notato che Sweet prende un versetto biblico (Salmo 23:4) e ci ricama un intero ritornello, cantando di non temere alcun male nell'ombra della morte. Chapeau.


"Sea Of Thieves", è un'altra iniezione di ossigeno, galoppante mix di hard'n'heavy in classico stile Stryper, con grandi armonie vocali ma la vera chicca è "Beautiful" una prova impeccabile di Sweet, con melodie di pregevole raffinatezza. Non poteva mancare il momento ballad con "Can't Live Without Your Love", finalmente un po' di delicatezza e romanticismo, intensa e intrisa di un trasporto evidente, e via di AOR con molti cliché familiari rinnovati grazie a qualche stilettata di classe. Vale la pena ricordare il talento indiscusso di Michael Sweet e del chitarrista Oz Fox alle sei corde, e su questo pezzo sembrano entrambi scegliere i momenti più improbabili in cui raddoppiare il loro virtuosismo. "Own Up" non spettina per originalità, forse il pezzo più debole del disco, mentre più metal e accattivante risulta "The Devil Doesn't Live Here" sulla quale Robert Sweet mette il NOS alla batteria. Sarebbe spettacolare eseguita come opener del loro set, incorciamo le dita!
 
 
Prima di dare un giudizio ben ponderato è necessario ripensare agli Stryper di "To Hell With the Devil" e all'impatto che ebbe sul mondo di MTV, quelli che saranno sempre ricordati dai metallari come la band che lanciava bibbie sul pubblico, derisi per la loro diversità dalle classiche band del genere, quelli che scandalizzarono molti fedeli per via dei capelli vaporosi e le tute di spandex... stiamo parlando di icone viventi. Semplici portatori di messaggi, come per esempio che fare rock, così come professare un'inclinazione religiosa,  sia un "santissimo diritto". E quel messaggio è ancora là, semplicemente veicolato da una forma diversa. Evviva la coerenza quindi: gli Stryper sono tornati, ancora perfettamente in grado di regalare emozioni, più fieri che mai di quanto proposto. Non a caso sono una delle band più attese del Festival della loro etichetta, vedremo se manterranno le promesse chiudendo in bellezza la prima giornata di quella che ormai è la vera festa dell'anno per gli amanti del genere al Live Club.

 





01.Take It To The Cross
02.Sorry
03.Lost
04.God Damn Evil
05.You Don't Even Know Me
06.The Valley
07.Sea Of Thieves
08.Beautiful
09.Can't Live Without Your Love
10.Own Up
11.The Devil Doesn't Live Here

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool