Doomsday Outlaw
Suffer More [Reissue]

2016, Frontiers Music
Hard Rock

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 24/11/18

Il buon riscontro ottenuto da "Hard Times" (2018) ha convinto la sempre benemerita Frontiers a ristampare l'album numero due dei Doomsday Outlaw, ovvero quel "Suffer More" che nel 2016 trasse per la prima volta dalle sabbie dell'anonimato la band delle Midlands britanniche. Il sound trasudante dall'LP non lascia molto sorpreso chi si è dedicato all'ascolto del disco rilasciato il maggio scorso: settanta minuti di hard rock da correggiato a cerniera, canicolare e metastorico, che si ciba di blues e influenze proto-metal dissetando l'arsura nelle acque sudiste di Jacksonville. 
 
 
Guidati dalle twin guitar di Steven Broughton e Gavin Mills, latrici di assoli tanto classici quanto in grado di generare scintille nella notte, e da una sezione ritmica che rimugina e illividisce, i nostri scoprono il Santo Graal della propria identità musicale nella capacità di mescere i diversi ingredienti conservando un ritmo sì sostenuto, ma con il piede pronto a schiacciare il freno quando necessario (la ballad "Standing Tall" su tutte): in sostanza, la ricerca del groove, a ogni costo.
 
 
Bisogna cogliere, però, le sfumature per evitare di restare travolti da un lotto così corposo e dal tiro convenzionale di tracce come "Walk On Water" e "Fallback": l'organo Hammond di "I've Been Found", lo spirito southern/redneck di "Jericho Cane" e "Blues For A Phantom Limb", l'heavy fuzz settantiano di "Bring You Pain" e "Tale Of A Broken Man", appaiono familiari a un orecchio abituato a Lynyrd SkynyrdBlack Label Society e Black Stone Cherry, eppure la prestazione ruspante degli albionici fa passare in secondo piano qualche similitudine di troppo con i gruppi succitati. E in un continuo oscillare tra tradizione e modernità, tocca paradossalmente alla stoccata "Pandemonium", cinquantadue secondi carichi di speed e follia, e agli accenni post grunge di "Wait Until Tomorrow" speziare e alzare di livello il lavoro.
 
 
Considerare "Suffer More" quale tappa di una carriera ancora in divenire rappresenta l'osservazione più idonea per i Doomsday Outlaw, che dalla prova successiva si mostreranno maggiormente incisivi e, in parte, meno debitori del passato: gli Om sussurrerebbero "variations on a theme".




01. Walk On Water
02. Fallback
03. Driftwood
04. All That I Have
05. Suffer More
06. Pandemonium
07. I've Been Found
08. Bring You Pain
09. Blues For A Phantom Limb
10. Saltwater
11. Standing Tall
12. Wait Until Tomorrow
13. Jericho Cane
14. Running Into You
15. Tale Of A Broken Man

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool