Sunset In The 12th House
Mozaic

2015, Prophecy Recordings
Post Rock

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 02/07/15

Chiudete gli occhi, immaginate (per quanto sia difficile, in questi giorni in cui l'anticiclone Flegentonte e i suoi amici stanno portando temperature tropicali sulla nostra povera penisola) sterminate distese di ghiacci, solcate da riverberi e sfuggenti iridescenze. Figuratevi anche (ecco, qui forse basta affacciarvi al balcone) rosseggianti distese desertiche, fiammeggianti lingue di venti incandescenti. Fate infine lo sfozo più grande, provate a unire le due cose in un ossimorico capolavoro d'immaginazione. In un mistico, folle, bipolare inferno di gelo e fuochi.

Se non ci riuscite -siete giustificabili- i Sunset In The 12th House ci hanno pensato per voi: intessuto di reminiscenze mediorientali (la musica turca che risuona in "Desert's Eschaton") e incattivito da minacce in violentissimi harsh (la corposa "Rejuvenation", in fondo all'opera) "Mozaic" sembra proprio voler ricreare questo inimmaginabile scenario. Sono concreti, perentori fendenti chitarristici a tirare le errabonde fila di un post metal aggressivo ma sempre evocativo, costruito su atmosfere sempre dilatate e distese. Perfetti incastri di synth pad e acuti pizzichii alle chitarre lasciano scaturire giochi di avvolgenti echi, lunghe suite scollano lentamente i piedi dal terreno per evadere in stupefacenti realtà ultraterrene, incalzate da percussioni isteriche, da riff circolari appena smussati nei delay.

E' un post rock psichedelico e imbastardito dal metal, da quello che i membri della band (reduci di DorDeDuh e Negura Bunjet, non proprio i primissimi arrivati nel mondo della musica estrema dell'Europa dell'est) suonano con notevoli risultati da anni. "Mosaic" è un album che tra bassi densissimi e mazzate in accordatura ribassata, elementi base arrivati ai quali tantissimi colleghi spesso si fermano, trova in ogni brano almeno un nuovo spunto, almeno un momento di assoluta qualità. Talvolta prolisso, spesso notevolmente ostico, ma sempre capace di garantire enormi soddisfazioni.



01. Seven Insignia
02. Arctic Cascades
03. Paraphernalia of Sublimation
04. Deser'ts Eschaton
05. Ethereal Consonance
06. Rejuvenation

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool