Gli Svart Crown dimostrano che non bisogna mai fidarsi delle apparenze: quello che, dopo l'uscita nel 2017 del denso e visionario "Abreaction", sembrava un gruppo molto solido dal punto di vista della line-up, ha visto profilarsi, nel nuovo lavoro, un ennesimo ribaltone, opera del padre padrone JB Le Bail. Dentro due cavalli di ritorno come Clément "Klem" Flandrois e Nicolas "Ranko" Muller, rispettivamente seconda chitarra e batteria, e il parvenu Julien Negro al basso: formazione rivoluzionata, dunque, con parziali ricadute stilistiche per "Wolves Among The Ashes", al cui interno troviamo tanto gli echi dissonanti di "Profane", quanto le frenate megalitiche dell'ultimo album in studio. Parallelamente il quartetto francese continua ad ampliare gli orizzonti, diviene più sofisticato, forse più ordinario, licenziando comunque, e ancora una volta, un disco atipico e dotato di buon vigore drammatico.
L'etichetta black/death che si tende ad affibbiare alla band risulta in qualche modo penalizzante, dal momento che i nostri non appartengono pienamente né all'una né all'altra categoria, e sarebbe altrettanto riduttivo considerarli un rigido mix di entrambi i generi. Le tassonomie saltano: e il groove insistito che trapela dal lotto, figlio di una sorta di crossover tra Behemoth e Gojira ("Blessed Be The Fools", in questo senso, ne costituisce la migliore estrinsecazione), magari lascerà anche un po' disorientati coloro che dei nizzardi amavano la loro malsana pesantezza.
Aspetto che, beninteso, ad ascoltare tracce quali "Thermageddon", "Art Of Obedience", "At The Altar Of Beauty", la lunga e panoramica "Living With The Enemy", cariche di fibre nere, esoterismo tribale e rallentamenti sulfurei, non difetta certo di presenza, ma viene reinterpretato in chiave less extreme. Potente, invece, risuona l'appello ai fratelli Duplantier nell'impalcatura prog e nelle clean vocals di "Exoria", mentre il doom/gothic rock di "Down To Nowhere" conferma la passione dei transalpini per chiaroscurali confini outre metal.
La forza degli Svart Crown consta nello svecchiare continuamente il proprio sound; il limite, nel rischio, in tale lodevole cocciutaggine, di morire inghiottiti dal mare del mainstream meno significativo e originale. "Wolves Among The Ashes" conserva, in ogni modo, un'intensità da poème maléfique.