Christopher Bowes, tastierista e cantante dei pirateschi Alestorm, è un nome che ormai suona familiare anche ai non affezionati al power metal, noto ai più per il suoi modi spiritosi e l'approccio alla vita da Capitan Uncino. Il tastierista, nel non troppo lontano 2010, decise che solcare l'oceano con melodie da Jolly Roger non gli bastava più, dunque iniziò il reclutamento di una nuova ciurma, che, a differenza della precedente, assunse i connotati di una compagnia. Il progetto prese il nome di Gloryhammer e, come suggerito dal monicker, virò verso un sound ispirato a un fantasy classico, costruito su terre incantate, amuleti magici, draghi malefici e principesse da salvare. Tra i musicisti raccolti per partire con il nuovo progetto, prese posto dietro al microfono lo svizzero Thomas Winkler, classe 1985. Il tutto venne condito con l'atmosfera sopra le righe "made in Bowes": ogni componente della band assunse un ruolo interno al concept album che si stava venendo a creare.
Questo prese forma in "Tales From The Kingdom Of Fife", un full length ambientato nell'immaginario regno di Fife, chiaramente ispirato alla costa orientale della Scozia, nel tratto situato tra Edimburgo e Dundee dove è solito bazzicare Bowes. Con l'avverarsi della profezia che funge da intro, la terra incantata viene posta sotto assedio dal malvagio stregone Zargothrax (impersonificato dal tastierista) al comando di un'orda di unicorni non-morti e difesa dal paladino Angus McFife (il cui ruolo è rivestito dal cantante Winkler, agghindato con un'armatura verde smeraldo in pieno stile Legend Of Zelda). La proposta musicale in sé riflette la matrice power che abbiamo descritto prima: i pezzi si presentano come da copione carichi di doppio pedale, chitarre decise e tastiere atmosferiche. Vero che la composizione non risulta innovativa o sperimentale, forse troppo ancorata ai riferimenti dello stile, bisogna però notare come l'esperienza ormai accumulata abbia sicuramente giovato alla scrittura delle tracce, che risultano facilmente digeribili, energiche senza mai essere straripanti o bombastiche. Un esempio evidente sono le tastiere: sempre presenti ma mai invadenti, assumono in molti casi il compito di dare il via ai brani o ne riempiono il suono donando profondità. L'album corre liscio per tutta la sua durata, con canzoni capaci di dare buona verve come il singolo "Angus McFife", l'esplosiva "Amulet of Justice" e l'atmosferica "Magic Dragon". Una piacevole sorpresa la ballad "Silent Tears of The Frozen Princess" situata nella piena parte centrale del platter.
Pur strizzando l'occhio ad un’impronta musicale decisamente consolidata, il disco presenta una serie di brani ben assemblati e collocati in una sequenza efficace con lo scopo di divertire l'ascoltatore e mantenerlo nella storia, in un concept di stampo cartoonesco che trae a piene mani dalla sfera videoludica e ruolistica. Allo stesso tempo, vengono ripresi diversi stereotipi del power anni ‘90, interpretati in senso goliardico e senza pretese eccessive. Il tutto diviene un ilare passatempo e un prodotto di qualità, ben suonato e mixato, con scelte accurate per quanto riguarda la selezione dei pezzi e la loro composizione, sebbene volutamente eccessivo sotto alcuni aspetti.