E un po' inizia a sentirsi.
Tre dischi in tre anni è una media incredibile, ma con una frequenza tale di release, riuscire a mantenere la stessa la qualità molto alta delle uscite precedenti inizia a farsi complicato. "The Earth Embraces Us All" è ben lontano da essere un disco spento o privo di idee, anzi, c'è sempre quel quid in più che ha permesso ai Temperance di emergere, farsi notare e distaccarsi dalle legioni di altre band, sia nostrane che internazionali, che propongono un metal moderno di questo genere, però manca qualcosa.
Ci sono ottime idee, sopratutto nei primissimi due brani, veramente eccelsi, che però vengono ripetute un po' troppo in maniera abbastanza formulare lungo tutta la tracklist, il che rende idee che all'inizio sembrano ottime non propriamente stantie ma quanto meno non più così d'impatto come potevano essere all'inizio del disco, venendo ripetute così spesso. Va fatto inoltre notare che la produzione, rispetto al precedente "Limitless", è leggermente peggiore soprattutto per quanto riguarda le registrazioni delle voci. Un particolare da non sottovalutare.
Una volta spiegati i difetti, veniamo ai pregi. "The Earth Embraces Us All" è molto moderno come disco, ma ha al suo interno piccole perle di reminescenze ottantiane che faranno sorridere chi ama la musica di quel periodo, soprattutto per certi inserti quasi alla Spandau Ballet di sassofono qui e lì, a volte a sostituire l'assolo di chitarra. C'è un che di epico in certi arrangiamenti, vedi quello della splendida opener "A Thousand Places" o di "Fragments Of Life" - quest'ultima ricorda per alcune cose un brano dei Sonhora ma ci si passa sopra tranquillamente - ma anche l'intro a synth da power metal di fine anni 90 di "Revolution", brano impreziosito da un ritornello estremamente catchy.
Insomma, a parlarne bene di questo album faremmo notte, meglio lasciare a voi il piacere della scoperta. Dispiace però notare come, nella fretta di uscire, il risultato finale dell'album sia un po' più spento e non brilli di luce propria come aveva fatto il precedente "Limitless", tutt'ora l'album più riuscito della band italiana. "The Earth Embraces Us All" è ben lontano dall'essere un brutto disco, ma soffre di un processo di songwriting frettoloso. I brani, seppur ben scritti, non hanno l'identità necessaria a distinguerli. Paiono un riflesso un po' distorto dei dischi precedenti. Non così tanto da essere solo brutte copie, ma abbastanza da portare reminescenze abbastanza pesanti che incidono parecchio sul quadro generale. Forse qualche mese in più dedicato a far "riposare" i brani avrebbe giovato molto.
Una buona prova, non c'è che dire, ma hanno fatto di meglio.