Temperance
Viridian

2020, Napalm Records
Modern Symphonic Metal

La creatura "Viridian" nasce dall'accostamento non casuale di varie tonalità di colore, e da nuove stemperate sfumature realizzate secondo cura e amore da parte degli artefici Temperance
Recensione di Ludovica Iorio - Pubblicata in data: 04/02/20

Dopo meno di due anni di silenzio discografico, i Temperance, i nostrani alfieri del melodic power metal, tornano con un nuovo full-length, il primo a portare la firma della big label Napalm Records. Il cambiamento di line-up che ha interessato la voce, spesso una dura prova per qualsiasi genere di band, viene consacrato con quest'ultimo lavoro come effettivo punto di svolta rispetto al precedente "Of Jupiter And Moons". Quest'ultimo, infatti, aveva visto l'entrata nel team di Alessia Scolletti e Michele Guaitoli in fase di registrazione, e pertanto all'ascolto si era avvertito un leggero (comprensibile) timore. Con "Viridian", invece, la leggiadra voce della Scolletti e il cantato convincente di Guaitoli, accompagnati dal timbro verace del fondatore e mente del gruppo Marco Pastorino, si affermano nella loro solidità, ottenuta sia dalle varie esperienze maturative d'insieme, in studio e sul palcoscenico, che dal concreto apporto personale a livello compositivo e contenutistico.
 
Una gemma preziosa, la cui visione d'insieme ci porta a scorgere tutti gli elementi che ne compongono la caratura: bombastici muri di chitarre sorretti da un'evocativa ambience elettronica che, contrariamente a quanto può accadere, non vanno affatto a soverchiare la sezione vocale; inoltre, non può mancare l'apertura verso diversi stili musicali. Passando ai testi, troviamo uno sguardo rivolto al singolo, alle sfide personali e ai demoni che rendono queste più impegnative, e uno all'ambiente circostante: proprio il verde nella sua sfumatura viridian è un richiamo alla Madre Terra, che pone l'accento su quanto il genere umano giochi un ruolo nel suo destino e si debba dunque assumere in questo senso le proprie responsabilità.

Il disco inizia subito col botto: l'opener "Mission Impossible" infatti, ispirata all'omonimo film d'azione, possiede una struttura tale da rimanerne folgorati; ma l'utilizzo della riserva di cartucce non si fa attendere. Dopo un'immersione nel rock con "I Am The Fire" e "Start Another Round", si approda a "My Demons Can't Sleep" dove le sonorità elettroniche vengono rinfrescate dalla spartizione vocale delle tre sezioni del brano e dalla loro confluenza nel ritornello. Le tinte sonore si fanno accese con la title track in puro stile power metal "Viridian" e la successiva "Let It Beat", per poi ammorbidirsi con la ballad "Scent Of Dye", dove l'iniziale melodia alla chitarra acustica esplode con la partecipazione di tutto il resto della strumentazione, ed è la sentita voce di Pastorino a segnare uno dei momenti di maggiore pathos dell'intero lavoro in studio. "The Scent Of Mistery" vede la partecipazione di una lodevole soprano, il che dona un certo vigore sinfonico alla traccia; mentre "Nanook" è quanto di più irlandese ci sia, udibile specialmente nell'ariosità del suono della cornamusa e dei flauti, nel candore del coro di voci bianche e nel contemporaneo timpanico tamburellare sulle pelli. Infine, gli sguardi alla natura e all'uomo accennati sopra sono rappresentabili nelle ultime due canzoni: "Gaia", una dura critica all'egoico operato dell'uomo nei confronti del pianeta su cui vive; e "Catch The Dream", in cui il numeroso coro gospel, che s'accompagna col battito delle mani, incita al perseguimento dei propri sogni, costituendo un messaggio finale di motivazione e speranza.

La creatura dal nome "Viridian" nasce dall'accostamento non casuale di varie tonalità di colore, e da nuove stemperate sfumature realizzate secondo cura e amore da parte degli artefici Temperance: aspetti, questi, che rendono l'ultima opera dei nostri un pezzo unico e di valore.




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