Tabacco
Tempeste Lunari

2018, Millesei Dischi
Elettronica

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 04/04/18

Poco fumo e molto arrosto per Andrea Tabacco: dietro l'originale cognome da sigari e trinciati si nasconde il songwriter dei singolari Elton Junk, quartetto sui generis fautore di una serie di album dal ventaglio stilistico sorprendente e continuamente in bilico sui bordi dell'avant-garde e della divulgazione. Una cifra espressiva che caratterizza altresì l'esordio del solo project sulla lunga distanza del musicista veneto, nonostante le esplorazioni di "Tempeste Lunari" si concentrino maggiormente, rispetto alla band madre,  sull'elettronica e le sue inesauribili declinazioni: accessibile e sperimentale al tempo stesso, il disco naviga su onde sintetiche a tinte dark, presentando fondali tra il fumettistico e il visionario, con un utilizzo della lingua italica che mescola il surreale alla tradizionale vena autoriale nostrana. Scansioni funk ed elementi rock oriented completano un'opera trasversale, profumata di citazionismo, elaborazione autentica e scenari da apocalisse industriale e che dal vivo muta in uno spettacolo multimediale in perenne improvvisazione: un live sampling alieno e imaginifico, carico di funambolismo e legato all'esperienza passata del compositore nel progetto internazionale Istant Drone Factory.
 
 
Su un reiterativo synth carpet riconoscente a Suicide e Soft Moon, senza tuttavia indulgere nella drammaticità onirica dei suddetti, Tabacco, performer a tutto tondo, si muove agile e istrionico attraverso un cantato che alterna lo psicotico e il sornione, abile mezzo al fine di trasfigurare le allucinazioni luminescenti dei brani in una cascata di poesia sulle sponde grigiastre dell'Oceanus procellarum. Le cadenze sostenute della trascinante opener "E La Luna Nuova" saltabeccano dalla rivoluzione alla licantropia seguendo le contraddizioni degli influssi dell'opaco satellite, mentre "Spirito Del Vento" parte al rallentatore, snocciola marosi dream e termina la corsa sdrucciolando su scie fluo in balloon dylandoghiane. "Ti ho vista ballare con l'asso di cuori / ti ho vista ballare col re / son diventato di tutti i colori...": "Tempesta Armonica" sfoggia comparto melodico alla CCCP, sezione ritmica post punk e psichedelia cibernetica per un viaggio in un enigmatico e sfuggente universo femminile, da investigare a "Sangue Freddo (Col Ritmo Lento)", rischiando di cadere nelle trame melliflue e tribali di un felino in attesa.
 
 
Se la velenosa e accattivante "Il Morso Del Serpente" vagheggia una Donatella Rettore in slow-motion, "Una Parte Bagnata" trasporta l'ascoltatore nella plastica riveduta e corretta degli anni '80: un approccio alla materia sincopato e volutamente rétro che conosce oscure immersioni nell'erotismo metropolitano e fantascientifico de "In Un Vortice Urbano (In Un Battito)", pezzo dalle vibrazioni dickiane e cinematiche. Ancora clima sci-fi per la robotica "Notte Di Fuoco", in cui l'invasivo clima di paranoia viene smorzato da un'intelligente patina di sarcasmo; chiude la battiatesca e orientaleggiante "Gli Uomini Volanti", una ballata ipno-pop salmodiata "sfidando la corrente ascensionale, il libeccio e il maestrale...".
 
 
"Tempeste Lunari" dunque rappresenta il primo tassello di un artista capace di pescare in un patrimonio sonoro familiare reinventandolo in nuove e futuribili forme, nelle quali emergono con forza ambivalenti fascinazioni seleniche, soprattutto quando "la testa e la spina dorsale sono da buttare". La moonwave forse inizia da Tabacco.




01. E La Luna Nuova
02. Spirito Del Vento
03. Tempesta Armonica
04. A Sangue Freddo (Col Ritmo Lento)
05. Il Morso Del Serpente
06. Una Parte Bagnata
07. In Un Vortice Urbano (In Un Battito)
08. Notte Di Fuoco
09. Gli Uomini Volanti

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