Pianoforte, viola, violino e flauti sono solo alcuni degli strumenti musicali che accompagnano chitarra e batteria moderne. I pezzi perfettamente arrangiati dai Tenhi sono composti da ritmi lenti, trascinati e trascinanti. Passano dai toni classici a toni più oscuri e onirici frammisti al dark folk.
Come il pezzo di apertura, "Varpuspäivä". Pianoforte e violino sono in primo piano. Si intrecciano tra loro, lasciando nulla al caso e niente al superfluo. Non vi sono passaggi ridondanti. Ogni nota, ogni vibrazione sono state studiate per far meglio emozionare l'audience, sapendo i Tenhi dare il giusto spazio anche a pause e silenzi.
Incipit talvolta spettrali, talvolta progressive, sono domeniche di inverni innevati. In una baita accanto al camino acceso e con una tazza fumante tra le mani o, meglio, seduti sul cucuzzolo di una brulla collina sospirando la pace alla (ri)scoperta dell'Io interiore.
Questo sa creare il terzetto polistrumentista. Una base a partire dalla quale ognuno di noi può dipingere la propria tela o leggere la composizione che meglio ci si addice o si presta a quel particolare momento.
Il violino di "Kuulut Kesiin" profuma di folklore nordico. I cori di "Maa Syttyy" e di "Tuulenkaato" stilano atmosfere funeral doom che lasciano esterrefatti.
Parte della magia delle lyrics di Tyko Saarikko e Ilkka Salminen, la prima leggera ed eterea, la seconda più greve e terrena, risiede nel fatto che essi cantano nella lingua madre, il finnico, una estatica bellezza, cupa e dal sapore caldamente introspettivo.
Prendetevi quindi tutto il tempo necessario e siate mentalmente predisposti ad assaporare ogni singola eccezione di questa perla dei Tenhi.