Come nelle migliori storie d’amore, se le strade di due individui arrivano a dividersi, c’è sicuramente un motivo plausibile che spiega le cause dell’abbandono. Una volta presa la scelta, tornare indietro è quasi sempre un grande errore. Ma perchè imbrattiamo queste pagine con dinamiche poco avvincenti di un romanzetto da quattro soldi? Beh, in realtà vorremmo arrivare al punto ed agganciare il discorso appena fatto con qualcosa di più musicale, ma oramai il trucco è svelato. Cambi dietro un microfono e strani movimenti nelle line up, ecco é di questo che volevamo parlarvi, una relazione musicale insomma. Infatti la regola, quasi universale, riportata nell’introduzione non si allontana molto da ciò che è accaduto in casa TesseracT. Non succede spesso infatti che una band, salutato l’attuale vocalist, ripeschi dal calderone il precedente. Di solito c’è sempre qualcosa di nuovo in questo avvenimento. Per i TesseracT invece “rimettersi con l’ex” è stato facile quasi quanto bere un bicchier d’acqua.
Questo nuovo live album, questo “Odyssey/Scala” (filmato il 6 novembre 2014 al concerto sold out al Scala di Londra) segna su disco il ritorno di Daniel Tompkins, voce del debutto “One”, una piccola perla che ha da subito riconosciuto nella band, una valida proposta. Ma ad aver dato popolarità è stato sicuramente il secondo capitolo, quel “Altered State” ben rileggato nel suo geometrico biancore che in poco tempo é riuscito a far parlare di sè e della voce che lo accompagnava, quella di Ashe O’Hara. Questo doppio live album sembra quasi voglia fare un riassunto, farci sapere il punto preciso in cui si trova la band in questo momento. Ci riesce e per ben due volte, mostrando una band in gran lustro, tecnicamente ineccepibile ed emotivamente coinvolta in tutti i brani. Ci riesce due volte sì, se il lato “Scala” vuol far visionare il concerto per intero, “Odyssey“ racconta, seguendo la stessa tracklist del suo gemello, l’Altered State World Tour con una serie di tracce audio. Tutto ha inizio con flebili luci bluastre che man mano vanno ad illuminare ogni singolo membro della band pronto ad iniziare. Un ingiacchettato Daniel Tompkins prende in mano le partiture di una “Singularity” che, a dirla tutta, non soffre più di tanto l'assenza del suo vocalist originale. Non fosse che poi, su terreno fertile (il brano è tratto da “One”) lo stesso Tompkins porti a termine un’acciacata, vocalmente parlando, "Deception - Concealing Fate Part Two". Purtroppo il problema é solo uno, già dalle prime battute. In realtà ci troviamo di fronte un ottimo prodotto, suonato e rileggato in modo eccellente. Un prodotto che vorrebbe tanto (ri)presentare il “nuovo” vocalist ed invece non fa altro che farlo sentire fuori luogo in alcuni passaggi. Le canzoni provenienti da “Altered State” mantengono costantemente la stessa incolmabile mancanza: Ashe O'Hara. Quella stessa mancanza che le priva di una voce capace di colorare ciò che emette, spontanea nell’armonizzare l'inarmonizzabile e soprattutto dotata di un'estensione vocale più estesa. Sebbene sia giusto dire che Tompkins si trovi a suo agio con i brani estratti da "One" e che qualche volta riesca anche ad interpretare brani non adatti alla sua voce ("Of Matter - Proxy"), è altrettanto veritiero rimarcare il fatto come alcune volte risulti quasi imbarazzante e pretenzioso nell’ottenere ciò che non è nelle sue corde (gli acuti fuori luogo di "Of Matter - Retrospect") e se poi ci si trova davanti ad una sguaiata "Nocturne", la reintrerpretazione dei brani può considerarsi quasi del tutto sbagliata. Consapevoli del fatto che l’approccio di Tompkins non é carezzevole (vocalmente ma anche come presenza sul palco, Tompkins é sicuramente più spigliato) come quello di Ashe, confidiamo nel prossimo album che ancora una volta, vedrà nel terzo capitolo discografico della band, una sorpresa a tutti gli effetti per i fan. Ricordate però, mai rimettersi con l’ex. Molto meglio soli che mal accompagnati.