Testament
The Brotherhood Of The Snake

2016, Nucelar Blast
Thrash Metal

Recensione di Federico Falcone - Pubblicata in data: 28/10/16

Se ti chiami Testament e sei la band autrice di alcuni tra i più grandi album thrash metal di sempre, ogni album che sfornerai sarà sempre preceduto da grande attesa. E' inevitabile e, probabilmente, anche giusto cosi.

 

Da questo punto di vista, i Testament, però, non hanno mai deluso. Potranno aver prodotto dischi meno ispirati di altri, questo si, ma trovare un album realmente mal riuscito o, peggio ancora, scadente, è sfida assai ardua. "The Brotherhood Of The Snake", dodicesimo album in studio della band di San Francisco, è, verosimilmente, il miglior album dai tempi del masterpiece "The Gathering". All'anima storica della band, composta da Chuck Billy, Eric Peterson e Alex Skolnick, si sono aggiunti gli eterni Steve Di Giorgio e Gene Hoglan, a formare, così, una line up stellare e dall'immenso tasso tecnico. Pronti e via, si parte con la title track che mette subito le cose in chiaro: i Testament, amici miei, sono in forma smagliante. Il riff principale provoca una botta d'adrenalina incredibile, la batteria di Hoglan è, come al solito, praticamente perfetta in ogni suo passaggio e la voce di Chuck Billy è potente e graffiante come ai tempi d'oro. Le successive "The Pale King", pezzo dai forti richiami 80's, "Stronghold" e "Seven Seas", confermano e rincarano la convinzione di essere in presenza di un album sontuoso. Come ci ha rivelato in nella nostra più recente intervista, Peterson avrà pur scritto il 90% della musica presente su disco, ma avere Alex Skolick come spalla è un lusso che pochi altri possono permettersi. Le due chitarre, infatti, si completano a vicenda, integrando armonia, melodia e potenza, con una classe sopraffina, dando vita, cosi, a riff monumentali. Steve Di Giorgio al basso è una garanzia. L'ex Death è autore di una prestazione straordinaria e, in ognuno dei dieci pezzi presenti su "The Brotherhood Of The Snake", si percepisce distintamente il marchio di fabbrica di uno dei bassisti più amati ed apprezzati della scena death - thrash metal mondiale. Tra i punti di forza dell'album c'è la scorrevolezza con cui, uno dopo l'altro, si succedono i pezzi. "Centuries Of Suffering" e "Canna - Bussiness" che, come è facile intuire, tratta della business legato al mondo delle droghe leggere, sono pezzi che resteranno nelle setlist dei Testament per molti anni. Mai un calo di intensità o ritmo, mai passaggi scontati, banali, o che sanno di minestra riscaldata. La qualità in questi quasi cinquanta minuti del disco è altissima e la produzione rocciosa del guru Andy Sneap è il valore aggiunto ad un album che attesta che il combo della Bay Area è più in forma che mai.

 

E' vero, siamo a ottobre e non è ancora finito l'anno, ma "The Brotherhood Of The Snake" può essere considerato, senza timore di essere smentito, tra i dischi più belli di questo 2016.





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