Gli Answer sono sicuramente una delle realtà hard rock più interessanti dell'ultimo decennio. Quando esplosero nel 2006 con l'album "Rise", generarono nel mondo del rock grandissimo entusiasmo, tanto che lo stesso Jimmy Page dichiarò più volte: "Se volete vedere com'eravamo nei '70 allora dovete andare a vedere gli Answer". Anche il cantante dei Def Leppard si professò grande fan della band e la citò come sicura futura influenza e band come The Who, Rolling Stones, AC/DC e Deep Purle. Tenendo conto di questo è bene dire, per essere del tutto onesti, che il loro album precedente "Raise a Little Hell" non è stato un lavoro fantastico: era un album che non conteneva molte novità e anche quel duro zoccolo "rock blues" che aveva influenzato la carriera della band era manierato e non suonava più spontaneo.
"Solas", prodotto con la supervisione di Andy Bradfiel e Avril Mackinthos, è un album nato dal caos, dal dolore e dal bisogno di riscatto: Dabhob, il figlio del cantante Cormac Neeson, nato prematuro di tre mesi, versava in condizioni di vita critiche trasfornmando la gioia del parto in un incubo per i suoi genitori. Questo dolore ha fatto si che la band ritrovasse un forse perduto senso di cameratismo e producesse un album intenso e coraggioso - non a caso è stato scelto il titolo "Solas" che in celtico vuol dire "luce" e nemmeno il simbolo sulla copertina è casuale, nella stessa lingua vuol dire "illuminazione" -.
La luce che ha traghettato Gli Answer fuori dal buio tunnel in cui era finita è stata sicuramente quella del chitarrista e fondatore della band Paul Mahon, che oltre alle sue già note doti di guida e arrangiatore, si è scoperto anche ingegnere del suono. Un suono quello di questo disco che, pur mantenendo intatte alcune caratteristiche chiave della band, assume delle tonalità sicuramente più liriche e sofisticate dalle tinte cupe e con fortissime influenze celtiche e che vede nel balzo in avanti fatto dalle performance vocali di Cormac una delle sue punte di diamante.
Partendo ad analizzare le tracce dell'album, è interessante parlare subito della title track. Questa è una canzone che al suo interno sembra contenere già tutto quello che dovremo aspettarci dalla band: cori in gaelico, un cantante perfettamente padrone della propria voce e un'impronta più lirica delle canzoni, senza dimenticare il retroterra hard rock blues della band. Rimangono comunque rintracciabili le influenze della lezzeppeliana "When The Leeve Breaks" anche se unite a delle sonorità che ci fanno ricordare alla lontana il primo periodo dei Tool. La chitarra, sebbene rimanga sapientemente suonata, non è più in primo piano, ma accompagna le linee vocali melodiche ma potenti insieme al basso di Heatley. Insieme alla title track e più di essa è "Beautiful World", scritta con Neil Berridge (ex produttore dei Massive Attack), ad incarnare la nuova profondità della band e del suo nuovo sound decisamente più epico e cupo che lascia da parte le incursioni preponderanti della chitarra per lasciare spazio alle linee vocali.
Gli Answer non abbandonano mai del tutto la loro derivazione blues rock, che è pienamente rintracciabile nelle canzoni "Beign Begotten" e "Demon Drivers Man". "Beign Begotten" è un classico boogie woogie suonato con maestria. Accordi e strofe ripetuti incessantemente in un ritmo ipnotico sullo stile di John Lee Hooker e una chitarra solista particolarmente ispirata sebbene sotto traccia. "Demon Drivers Man": la canzone ha delle sonorità southern che ci fanno fare un balzo dalle verdi praterie irlandesi al sud degli USA.
La canzone che può diventare una hit trascinante per l'album è "Real Life Dreamers", che spicca sopra tutte le altre. Qui possiamo ascoltare un Mahon in piena forma e Cormac intrecciare il proprio cantato con la splendida voce di Fiona O'Kane. Degne di nota sono anche l'acustica "Thief of Light" con le sue sonorità introspettive e struggenti e la cover di "Money" dei Pink Floyd.
Per finire con una nota diversa, è bene parlare di "Battle Cry". È sicuramente la canzone più "divertente" e gioiosa dell'intero album. La voce rilassata di Cormac viene accompagnata da un coro in gaelico che smette i toni lirici assumendone altri decisamente più edificanti. Questo, anche grazie al suono essenziale della batteria, dà una sensazione che richiama quelle di una qualche gioiosa antica festa celtico/pagana.