The Black Veils
Blossom

2015, Autoprodotto
New Wave

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 05/03/16

Ogni tanto qualcuno che alza la testa e dice: è ora di riportare la new wave in auge c'è. Le novità musicali che affondano le radici nel synth pop e nei primi lavori di Cure, Siouxie And The Banshes, Pixies e compagnia si stanno pian piano facendo strada nel mare magnum che è il mondo discografico odierno e la nostalgia diventa canaglia per davvero.

 

Gli italiani The Black Veils si propongono quindi con il loro primo album "Blossom", uscito lo scorso anno, proprio nel periodo giusto. E con il disco giusto.

 

"Blossom" non parte esattamente in maniera esplosiva. I primi due brani, la title track e "Dance Of The Mice" non brillano esattamente di luce propria. Ben fatti, questo è certo, ma abbastanza anonimi. Ma tempo che parta "The Fall" e il disco spicca improvvisamente il volo verso livelli qualitativi non indifferenti, ricco di sfumature e dettagli dati soprattutto dagli arrangiamenti di synth azzeccatissimi e oltremodo ottantiani.

 

I brani sono tutti ben caratterizzati sebbene le influenze provenienti da altre band si sentano parecchio, vedi le linee di basso di "Chrysalis" che paiono usciti da un qualsiasi lavoro su cui ha messo le mani John Taylor dei Duran Duran o le linee vocali della stessa, pure rimembranze di Midge Ure degli Ultravox.

 

Questo crea un equilibrio spettacolare tra l'identità della band stessa e le radici affondate nei primi anni di quel decennio di grandi contrasti che sono stati gli Anni 80. Con la lettera maiuscola.

 

Pian piano che si scorre lungo la tracklist la band cambia un po' forma, si passa dall'avere una new wave più improntata verso il rock tipica dei Cure, per fare un esempio come in "Dance Of The Mice" e "The Fall" - quest'ultima è un piccolo gioellino di canzone - a sfumature più pop che pur mantengono una solida struttura rock, come potevano essere i brani dei già citati Ultravox ma anche i Talkin Heads, vedi l'ultima canzone "Out Of The Well" in cui il vocalist si trasforma improvvisamente in Gabriel Byrne.

 

Ce n'è un po' per tutti insomma, per chi vuole più rock e chi invece ne vuole un po' meno, chi preferisce l'oscurità tipica di Robert Smith e soci e chi invece non dice di no a momenti più light, anche se "Blossom" rimane permeato di quell'oscurità tipica del suo genere. Musicalmente parlando siamo davanti ad un piccolo gioiellino da tenere in grossa considerazione se si è amanti del genere - ma non solo - ben scritto, ben arrangiato, suonato e cantato in maniera eccellente e, per un'autoproduzione, realizzato in modo eccezionale. Chapeau ai The Black Veils, e in bocca al lupo per la loro carriera.





01. Blossom
02. Dance Of The Mice
03. The Fall
04. Army Of Illusion Pt. 1
05. King Of Worms
06. Chrysalis
07. The Tongue
08. Claws On The Corn
09. A Prayer
10. Out Of The Well

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool