The Cyborgs
Extreme Boogie

2015, INRI
Rock 'n' Roll / Blues

Le dee kalì del blues tornano dal futuro per salvare l'umanità dalla catastrofe certa a suon di rock 'n roll...
Recensione di Davide Fadani - Pubblicata in data: 29/06/15

Sono quasi un quarantenne, ascolto musica con Spotify e quindi stando alle statistiche dovrei rientrare tra i reazionari della musica. Quelli per intenderci che, pur pagando la tessera annuale alla biblioteca di Alessandria, ci vanno per leggere sempre quei tre libri in croce che tra l'altro hanno anche a casa, su 25000 comodi rotoli di pergamena. Dicevo, dovrei; invece oggi parliamo dei The Cyborgs e del loro ultimo lavoro "Extreme Boogie".

 

Fenomeno complesso quello dei Cyborgs, complesso e tutto italiano. Una Two Man Band nella quale almeno uno dei due (e per l'esattezza parliamo di Cyborg 0) è più che altro un One Man Band visto che da solo sostiene tutta la parte ritmica del gruppo (basso/batteria/washboard/synth e piano). A Cyborg 1 è affidata invece la linea vocale e la chitarrina. Sono due, è vero, ma quando attaccano con il loro "elettrorock Boogie" non puoi, letteralmente, far riposare la spina dorsale un solo secondo. Sono Cyborg, ma decisamente retrò; l'elmetto da saldatore conferisce loro più che altro un aspetto da B-movie-vintage-grottesco. Fanno blues che è il codice binario del rock, ma facendolo suonare straordinariamente attuale anche se, essendo in due, devono essere contemporaneamente, straordinari artigiani della musica. Insomma questi due organismi bio-elettronici hanno dato una sferzata semantica oltre che acustica alla mia giornata. Dio quanto vorrei vederli dal vivo. Ma veniamo ad "Extreme Boogie". La title track è dinamitica e sembra gridare a squarciagola "01100110 01100001 01101110 01100011 01110101 01101100 01101111 00100000 01100001 01100111 01101100 01101001 00100000 01011010 01011010 00100000 01010100 01101111 01110000 00100001 00100001". Archetipi e prototipi. Questo è "Extreme Boogie".


L'album ti ruggisce nelle orecchie. Scivola via come una Mustang sulla U.S. Route 66. Quando parte "Bee Leave Me" puoi vedere la sabbia riflessa nei cerchioni cromati. Ti senti il vento nei capelli (se ancora li hai) ed hai il braccio fuori dal finestrino a conferirti quella tipica abbronzatura asimmetrica degna di un moderno easy rider.


La base surf di "SOS" fa da preambolo e cornice ad un assolo di chitarra che vi farà scordare gli ultimi sconsolanti messaggi di un certo Jack White ormai prossimo all'età pensionabile.
C'è tanta energia primordiale in questo disco, di quella che solo un blues cosi acido, incazzato e mezzo scordato può darti. "Cyborg Boy" e Zero Blues" ridefiniscono gli orizzonti di un genere classico, ma cosi importante.


In definitiva qui non si tratta più di musica Italiana (se non per la componente anagrafica dei componenti del gruppo). Grazie ad album come questo respiriamo aria internazionale, meno stantia e sicuramente più stimolante del rassicurante lezzo patriotico. I boogie maker italiani prendono il vessillo tricolore e con ciò che resta loro di umano lo vanno a sventolare nella stratosfera da dove tutti lo possano vedere.





01. I'm Just a Cyborg and I Don't Believe In God
02. Extreme Boogie
03. Yes I'm Right
04. Bee Leave Me
05. Cadillac
06. SOS
07. Spanish Is Sexy
08. Plug Me
09. Up Down Left Right
10. Cyborg Boy
11. Oxyehho
12. Zero Blues
13. Game Over

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