Nuovo capitolo della saga più famosa prodotta dai “The Dear Hunter”, che raggiunge il quarto episodio (di probabili sei) con: “Act IV: Rebirth in Reprise”. Dopo la pubblicazione di “The Color Spectrum” del 2011, prima uscita di un nuovo concept multi-album dedicato ai colori, e dopo “Migrant” del 2013, unico non-concept mai prodotto dalla band, il mastermind Casey Crescenzo torna a narrare la storia del ‘Dear Hunter’.
Il seguito di “Act III: Life and Death”, atteso dai fan da ormai ben sei anni, sviluppa ulteriormente la complessa rock opera immaginata da Crescenzo, riproponendo il racconto delle vicende dello sfortunato protagonista, sempre intento a uscire da una spirale verso il basso che pare non avere fine.
Musicalmente “Act IV: Rebirth in Reprise”, mette da parte gli ultimi episodi discografici per ritornare a un suono più vicino a quello dei precedenti ‘Act’. La tracklist si sviluppa su di un prog rock pomposo e variegato all’interno del quale finisce tutto quanto vuole sperimentare la fervida mente del suo principale autore. La parte orchestrale è spinta come mai prima: piano, archi e ottoni sono strumenti fondamentali nel disegnare la texture sonora, i pezzi sono infarciti di parti corali e la voce di Crescenzo, a metà tra il drammatico e l’epico, è sempre perfetta nel raccontare le gesta del protagonista senza nome. Spicca la dote del gruppo di mutare continuamente la forma musicale, in termini di stile, di umore o di toni; si passa dalle sinfonie di “Remembered” al synt pop di “King of Swords (Reversed)”, dalla malinconia di “The Line” al sound metallico di “Wait”, dalle melodie aperte di “Waves” all’esuberanza di “A Night on the Town”. Queste variazioni avvengono con una facilità imbarazzante anche all’interno dello stesso brano, rendendo difficile descrivere in poche parole i brani, ma creando un fondamentale saliscendi che accompagna in modo perfetto la narrazione. A contrastare composizioni cosi articolate c’è un’orecchiabilità che permette all’ascoltatore di godere già dal primo ascolto, con ritornelli che si appiccicano con facilità nella testa dell’ascoltatore.
“Act IV: Rebirth in Reprise” è, in definitiva, un coinvolgente disco ricco di musica densa e teatrale. Immediato, e non per questo meno longevo, sarà difficile trovare qualcuno cui possa non piacere; qui c’è né per tutti, sia per i fan di vecchia data che per quelli che vorranno avvicinarsi solo ora ai The Dear Hunter. Un disco che, con i suoi quindici pezzi, risulta un po’ troppo prolisso, ma è un difetto che riesce a essere ben nascosto dalla varietà compositiva. Inutile parlare troppo dei testi, informazioni sulle intricate vicende del concept si possono facilmente trovare in rete, certo è che il songwriting di ‘Act’ ha fatto passi da gigante uscita dopo uscita. Dopo la parentesi di “Migrant”, con ‘Act IV’ Casey Crescenzo ritorna a fare quello che meglio gli riesce, muovendo le proprie opere attorno ad una storia o un tema specifico.