La perizia musicale del gruppo non si discute: ancora una volta il basso di Claypool la fa da padrone e dirige, come con un'orchestra, l'andamento dei brani. Ancora la sua voce teatrale e folle - simile a quella di Alistair Crowley se avesse mai recitato nelle operette di Gilbert & Sullivan - ci conduce attraverso il disco come una filastrocca psichiatrica. La chitarra sembra un basso, il basso una percussione. Tutto al suo posto, insomma? Terminate le lodi, non possiamo però nascondere alcune perplessità. Non avessimo mai ascoltato niente di loro, diremmo notevole quest'ultimo lavoro. Ma i Magnifici Tre - tra l'altro in gran rispolvero nella lineup originale - ci hanno abituato assai bene, e non possiamo non constatare un certo appiattimento negli ultimi lavori. Di quest'album potremmo perdonare la cupezza, che contraddistingue un po' tutta questa fase della loro produzione, che anzi nei suoi momenti migliori ci seduce e ci riporta ad antichi fasti: i Primus hanno sempre giocato, e magistralmente, sull'accostamento stridente di buffoneria e cupezza. Fanno satira, non elegia.
Ma la monotonia, quella non possiamo accettarla: non dai Primus. Invece, ahinoi, si sbadiglia spesso e volentieri scorrendo le tracce del disco e accade una delle cose meno piacevoli per un loro sincero fan: scatta il rimpianto. La bellezza di alcune tracce, l'inizio del disco, la lunatica "The Trek", "The Seven", alcuni passaggi di "The Storm", non scacciano un'impressione di stanchezza e ripetitività, come se la band fosse chiusa in una sorta di "Primusism" in cui si è condannati a tornare sempre, e sempre meno bene, sui propri passi: così le chitarre ci sembrano molto meno presenti e potenti, i brani sempre più sfilacciati e sul filo dell'improvvisazione pura, e la bravura di Claypool non basta a far quadrare i conti. Dove in passato queste cose ci emozionavano e spiazzavano, o ci facevano scoppiare a ridere, adesso suonano come manierismi. Il giudizio purtroppo non è mitigato dalla qualità del suono, piuttosto oscuro e "in presa diretta", quasi da jam session, che non giova all'insieme. Un piccolo passo falso per una band non prodiga di dischi, ma capace di produrre capolavori come "Sailing In A Sea Of Cheese" e "Pork Soda" e a cui chiediamo molto, molto di più. Sbagliamo?