Testament
The Legacy

1987, Megaforce Records
Thrash Metal

Mito, leggenda, emblema: una delle pietre miliari del metal di sempre
Recensione di Matteo Poli - Pubblicata in data: 01/12/17

Quando esordirono per la Megaforce Records, con il loro primo Long Playing nel 1987, i Testament non erano novellini: si erano formati a Berkeley, California nel 1983 col nome Legacy.

 

La formazione originale comprendeva Eric Peterson - l'unico membro fisso della band sino ad oggi - e Alex Skolnick (allievo di Joe Satriani) alle chitarre, Derrick Ramirez (cugino di Peterson) alla voce, il batterista Louis Clemente ed il bassista Greg Christian. La formazione si fece conoscere nei localini metal della Bay Area, dove già imperversavano grandi nomi come Metallica e Megadeth, ed ebbe numerose traversie, ma nel 1985 riuscì a registrare una demo tape di 4 canzoni. Nel 1986, poco prima dell'esordio discografico, "Zetro" abbandonò la band per unirsi agli Exodus e fu rimpiazzato da Chuck Billy; finalmente, nel 1987, usciva l'album di debutto; per l'occasion Billy Milano (S.O.D.) suggerì di cambiare il nome della band in Testament, in quanto circolava già una jazz band chiamata Legacy.


Siamo convinti di questo: il metal è un genere che chiede molto ai suoi musicisti, sia in termini meramente fisici, che creativi. Se penso ai musicisti metal, penso a persone che praticano professionalmente uno sport estremo, che logora inevitabilmente a lungo andare; e, proprio come questi, i metallers possono dare il meglio di sé per un numero limitato di anni. Qualcuno ha detto che l'apice di una carriera non ne può durare più di dieci. Nel metal si può anche scendere a cinque. Pensateci: quante band metal riescono a tenersi in vetta per più di due-tre album? Davvero poche.


Al di là del successo commerciale, che fu modesto, "The Legacy" era così fresco, ispirato e potente che collocò immediatamente la band - almeno per gli intenditori e gli addetti ai lavori - tra le più importanti sul panorama mondiale: lo dimostra la ricchissima e fortunatissima carriera live, che impose i travolgenti show della band tra i migliori dell'epoca, e con la quale si è guadagnata un rispetto più unico che raro tra le altre metal band, facili alle maldicenze. Dall'incendiaria "Over The Wall" ad "Alone In The Dark", dai gorghi di "Raging Waters" alla perfetta malvagità di "Burnt Offerings"; da "Apocalyptic City" alla stilettata di "Curse Of The Legions Of Death"; dalla lapide di "First Strike Is Deadly" alla furia di "The Haunting" alla commovente "Do Or Die", non riusciamo a trovare un solo brano mediocre, o cedevole in qualche punto; tutto l'album nei suoi trentanove minuti è uno strutturato e levigato monolite.


"The Legacy" non è soltanto lo splendido ineguagliato album d'esordio di una della maggiori metal band al mondo; è anche la sorprendente instantanea di un momento irripetibile: la nascita della cosiddetta seconda ondata dell'Old School Thrash, di cui fecero parte - tra gli altri - Death Angel, Sacred Reich, Destruction e Dark Angel. Sono band che nascono tutte nel delicato passaggio dalle scuole superiori alla vita adulta: molte di queste hanno letteralmente visto la luce tra i banchi delle High Schools. Ma nessuna delle band succitate può vantare un esordio così folgorante come quello dei Testament. Non guardate alle vendite, il disco fu anche mal distribuito, ma giudicate in prospettiva: nessun metal fan che si rispetti può prescindere da questo lavoro, che fonde furia ed una notevole capacità arrangiativa al talento di forgiare rock anathems che, una volta ascoltati, non si dimenticano più. Ineguagliato, perché con tutto l'amore che proviamo per la band, non possiamo non riconoscere che in seguito molto raramente, anche nei momenti migliori (penso al pur grandissimo "The New Order") sono stati raggiunti livelli tali per l'intera durata di un album. Passate sopra alla scadente qualità dell'incisione, la cui resa sembra refrattaria a qualsiasi tentativo di remasterizzarlo, tanto che nel 2001 la band decise di reincidere alcune tracce dei primi due album; l'esito ("First Strike Is Deadly") non fu disastroso, ma neppure esaltante: a tanti anni di distanza la freschezza e la santa furia della giovinezza erano venute meno e le risorse tecniche degli anni Duemila non bastavano a compensarne la perdita. Questo dà però la misura di quanto la band stessa sia consapevole dell'ineguagliate vette raggiunte con "The Legacy".





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