Negare a Chris Impellitteri la fama di musicista virtuoso costituirebbe un vero abbaglio; a lungo considerato (e a torto) un semplice clone di Yngwie Malmsteen, lo shredder americano è riuscito, nel corso della carriera, a mettersi completamente al servizio della propria band, eludendo le trappole della sterile autocelebrazione. "The Nature Of The Beast", nuova release del gruppo targata Frontiers, dimostra come le canzoni progettate dal guitar hero non appaiano un mero sfoggio di assoli e ricami, ma si giovino invece di una struttura iridescente dal taglio heavy e in cui la velocità di crociera risulta maggiormente sostenuta rispetto al passato.
Benché l'impronta stilistica del nostro resti pur sempre il punto focale e l'attrattiva indiscussa dell'album, la locomotiva ritmica della coppia formata da James Pulli e Jon Dette e un Rob Rock in gran spolvero, capace di infondere carattere a qualunque pezzo gli capiti a tiro, rubano spesso la scena al chitarrista statunitense. Una sensazione confermata dall'abbrivio fulminante del lotto: le saette speed/power "Hypocrisy" e "Masquerade", l'alone doomish dell'irresistibile cavalcata maideniana "Run For Your Life", la rilettura neoclassica e al tempo stesso bruciante di "Phantom Of The Opera", combinano doppia cassa, aggressività e melodia senza cadere in dannosi cali di tensione. E mentre le atmosfere epiche di "Gates Of Hell" cangiano in assalti al limite del thrash, "Symptom Of The Universe", ipervitaminica cover di un brano dei Black Sabbath, presenta vistose tracce di un suo passaggio all'interno del Large Hadron Collider di Ginevra.
Peccato che "Man Of War" ricordi oltremisura i Dokken e Van Halen nella costruzione delle strofe e del bridge e che le armonizzazioni di "Shine On" chiamino a raccolta gli Stryper più vacui ed enfatici: tuttavia, nonostante qualche falla, il vecchio bastimento degli Impellitteri procede con notevole sicurezza, lasciando appiedati detrattori e perplessità assortite. Attenzione a non stuzzicare troppo la Bestia.