È difficile stabilire le coordinate stilistiche del combo, che cita Nevermore, Death, Control Denied, At The Gates e Iced Earth come volti del loro prismatico sound: il punto di partenza potrebbe essere un certo power/thrash a stelle e strisce, almeno nell'approccio multiforme del cantante Alexander Richichi, bravissimo a mescolare un gran numero di stili (in alcuni momenti, come in "Tales of Hell", o nel prorompente acuto iniziale di "The Well", ricorda persino il Rob Halford dei tempi d'oro), condito però da sfuriate death metal (con tanto di switch dalla voce pulita ad un growl spietato, che fa spesso da sottofondo ai vocalizzi di Richichi creando un piacevole contrasto) e da una venatura progressive che impreziosisce i curatissimi arrangiamenti dell'intero EP. Cantato che in alcuni brevissimi frangenti sfocia persino in un qualcosa associabile al musical o all'operetta, come nel già citato "The Well" o nella sontuosa traccia conclusiva (ed omonima), in cui parti pulite e più grezze si sfidano e rincorrono come in un'epica battaglia nei cieli, tra blast beat, cori celestiali, e momenti più lenti e solenni, come il sontuoso ritornello, prontamente interrotto da un binomio riffing/drumming strozzato e cervellotico e scrosciate di growl abissale.
L'intero EP è caratterizzato da questi ossimori, con frammenti più power e thrash (sempre però molto cupi) inframezzati a breakdown e sfuriate tipiche del death metal, in maniera quasi alchemica. Ed è forse proprio una certa coerenza stilistica, unita ad un pizzico di originalità, che manca ai The Offering, che ricordiamo essere al debutto ufficiale, motivo per cui si tratta di problemi assolutamente normali e fisiologici, compensati comunque da un songwriting di qualità ben oltre la media e una perizia tecnica (in particolare del singer) fuori dal comune. Inutile dirlo: se queste sono le premesse, non vediamo l'ora di ascoltare il loro primo album vero e proprio.